La ricerca sul morbo di Parkinson sta andando avanti e nei giorni scorsi 300 neuroscienziati di fama internazionale si sono riuniti a New York per il Parkinson’s Progression Markers Initiative, un importante studio progettato per aiutare la cura della malattia più velocemente. Il focus dell’incontro di quest’anno è stato, come riportato da Usa Today, una delle scoperte più significative degli ultimi decenni, annunciata di recente da PPMI e dalla The Michael J. Fox Foundation: la scoperta di un test del liquido spinale in grado di rilevare la patologia nelle cellule delle persone viventi.
Il nuovo test è straordinariamente accurato. Esso, inoltre, amplierà i margini di studio del Parkinson. In particolare, permetterà agli scienziati di indagare sul modo in cui la disfunzione cellulare inizia nel cervello, su quali altri aspetti della biologia sono coinvolti nel rischio di insorgenza e di progressione della malattia e sul perché i sintomi e il decorso di quest’ultima sono così notoriamente diversi nei pazienti.
Parkinson, scoperto un test più accurato: ipotesi nuove terapie
La speranza dei neuroscienziati del Parkinson’s Progression Markers Initiative e non solo è che il nuovo test del Parkinson che è stato scoperto di recente e si è rivelato molto più accurato dei precedenti possa aprire delle frontiere innovative anche per ciò che concerne la cura della malattia. In futuro non solo sarà possibile diagnosticare la patologia e monitorarla con grande anticipo, ma si potrà anche impedirla del tutto.
In questi anni, in tal senso, il PPMI, in collaborazione con l’Aligning Science Across Parkinson’s, ha selezionato per le sue ricerche degli individui “a rischio“, ovvero delle persone a cui non era stato diagnosticato il Parkinson ma che vivevano con fattori identificati precocemente. Ad esempio una grave perdita dell’olfatto oppure un disturbo del sonno che induce le persone a calciare, a dare pugni e a urlare mentre dormono. L’obiettivo era confermare che questi fattori di rischio fossero collegati all’insorgenza della malattia in modo da riuscire a prevenirla. Gli studi ora stanno dando i primi risultati soddisfacenti.