Lo scandalo del Qatargate poteva servire a spingere l’Unione europea ad essere più trasparente, invece il Parlamento Ue ha approvato un testo che cancella i controlli sui bilanci delle associazioni umanitarie, attaccando chi vuole verificarne i finanziamenti. La commissione CONT, che si occupa di bilanci, aveva predisposto un testo di risoluzione per l’adozione di un regolamento in materia di Ong, affinché fossero stabiliti i requisiti minimi in tutta l’Ue. Ad esempio, definizione, accesso ai finanziamenti, divulgazione delle fonti di finanziamento, indipendenza da influenze politiche e ingerenze non europeo. La relazione era passata al vaglio della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE), il gruppo dei Conservatori e Riformisti hanno proposto alcuni emendamenti per aumentare il controllo, trovando sponda anche nella relatrice di estrema sinistra, Clare Daly.
Stando a quanto ricostruito da Libero, sono intervenuti esponenti di Verdi e Renew con proposte di modifiche che di fatto si oppongono all’introduzione di nuove regole su pubblicità e trasparenza sulle fonti di finanziamento. Quindi, pur riconoscendo che «le recenti accuse di corruzione che hanno coinvolto le istituzioni europee hanno sottolineato la necessità di prestare maggiore attenzione al controllo e alla trasparenza dei finanziamenti dell’Ue», si impedisce di mettere in moto un meccanismo che avrebbe fatto chiarezza sugli affari sporchi.
ONG, NEL MIRINO CHI VUOLE VERIFICARE FINANZIAMENTI
Il parere della LIBE, approvato ieri, è stato disseminato di inviti alle istituzioni comunitarie e agli Stati membri per proteggere le Ong, ma è sparito ogni riferimento al Qatargate. Inoltre, è stato introdotto un passaggio che denuncia la presunta criminalizzazione delle Ong che sarebbe attuata «proponendo e adottando leggi che impongono obblighi discriminatori alle Ong, limitando o vietando le loro attività». Praticamente è stato ribaltato il piano delle responsabilità, sostenendo che «alcune Ong devono anche affrontare controlli amministrativi o audit eccessivi, tagli ai finanziamenti motivati politicamente e requisiti legali troppo rigidi per la loro formazione e registrazione». Tra l’altro, come evidenziato da Libero, il passaggio sembra accennare, neppure implicitamente, alle disposizioni di legge adottate dal governo italiano riguardo le attività di ricerca e soccorso in mare.
POLITICO VS UE “INSABBIATA L’INCHIESTA BELGA”
Più critico Politico.com, secondo cui l’Ue ha insabbiato tutto. Partendo dai documenti di indagine ottenuti dai servizi belgi e concentrandosi sull’attività di corruzione nei confronti di membri del Parlamento europeo che si scoprì avere il Marocco, ha messo al centro Abderrahim Atmoun, ambasciatore marocchino in Polonia con cittadinanza marocchino-francese. Lui avrebbe tenuto le fila dal 2015 dell’attività di corruzione di alcuni parlamentari europei, come gli italiani Antonio Panzeri e Andrea Cozzolino. Ma prima che venisse eseguito il mandato d’arresto, Atmoun aveva già fatto perdere le sue tracce. I beni in Francia sono stati sequestrati, ma nessuno in Europa gli sta dando la caccia, così come non si indaga sui suoi collaboratori nel governo di Rabat e nei servizi segreti marocchini.
«Nonostante le prove del fatto che per anni il Marocco abbia architettato un’operazione di corruzione mirata al cuore della democrazia europea, nessun leader europeo ha ufficialmente condannato Rabat», scrive Politico. Anzi, la presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen ha ospitato il capo del governo di Rabat presso il quartier generale della Commissione a Bruxelles per accrescere la cooperazione dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre. Secondo Politico quello dell’Europa è stato «un capolavoro di insabbiamento».