Il Parlamento europeo manda Ursula von der Leyen in tribunale per Viktor Orban. In particolare, per i 10,2 miliardi di euro sbloccati a dicembre in favore dell’Ungheria, nonostante le violazioni dello stato di diritto e dei diritti umani. La decisione di concedere i fondi di coesione fu giustificata dalla necessità di aggirare il ricatto del premier ungherese sul sostegno all’Ucraina, infatti la notte dopo Orban lasciò la stanza del summit di Bruxelles permettendo all’Ue di dare il via libera ai negoziati per l’adesione di Kiev, mentre sugli aiuti il veto è caduto a febbraio. L’esecutivo comunitario spiegò che l’Ungheria aveva preso le misure su cui si era impegnata e tenne bloccati altri 12 miliardi di fondi di coesione e 10,4 di Recovery plan. Ma quella spiegazione non convinse l’Europarlamento.



Infatti, i leader dei quattro principali partiti europei – socialisti, liberali di Renew, Verdi, ma soprattutto Ppe, “casa” di Ursula von der Leyen – criticarono quella decisione, in quanto l’Ungheria non aveva affatto attuato le riforme richieste, in particolare quella a tutela dell’indipendenza dei giudici. Alla luce di tutto ciò, lunedì notte la Commissione giuridica del Parlamento europeo (Juri) quasi all’unanimità ha deciso di far causa alla Commissione Ue presso la corte di Giustizia europea accusando l’esecutivo di Bruxelles di violazione dell’obbligo di evitare l’abuso dei soldi dei contribuenti. Domani ci sarà un incontro tra i leader dei gruppi politici e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola per il via libera ufficiale. L’obiettivo è recuperare qui soldi, direttamente o attraverso tagli a futuri fondi per l’Ungheria.



FONDI ALL’UNGHERIA, ANCHE PPE VOTA PER PORTARE VON DER LEYEN IN TRIBUNALE

Il voto di lunedì si è svolto in segreto, a porte chiuse, ma stando a quanto riportato da Repubblica, è emerso che l’unico no sarebbe stato quello di Gilles Lebreton, dell’estrema destra del Rassemblement di Marine Le Pen, contro 16 sì e nessuna astensione. Invece, Ecr, il gruppo di Fratelli d’Italia, non ha partecipato. Gli italiani che hanno votato lunedì nella commissione Juri sono Franco Roberti del Pd e Sabrina Pignedoli del M5s. Quest’ultima ha dichiarato: «Il Parlamento ha dimostrato di essere il vero e unico guardiano dei Trattati». Non poteva passare inosservato il voto del Ppe, anche perché dopo la bocciatura di alcune parti del green deal, è arrivato un altro voto contro la Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen, che lo stesso Ppe ha candidato pochi giorni fa alla successione del suo ruolo.



Nel frattempo, cresce la tensione con l’Ungheria di Orban, che aveva annunciato l’intenzione di entrare col partito Fidesz, dopo le elezioni europee, nel gruppo Ecr di Giorgia Meloni. Ma il progetto ora è indebolito, così come l’alleanza tra il Ppe e le destre che flirtano con Orban: «Europa, Ucraina e stato di diritto sono le nostre tre linee rosse, e in questo caso erano in gioco tutte e tre, ma non va letta come una bocciatura di Ursula, sono due logiche diverse», precisa una fonte del Ppe a Repubblica. Comunque, la Commissione europea ha fatto sapere di aver preso atto del voto, ma la battaglia è all’inizio: «Ci difenderemo davanti ai tribunali dell’Ue».