Tre fatti hanno caratterizzato nelle scorse settimane il dibattito, ammesso che si possa chiamare così, sul tema dell’aborto. In Francia è stato salutato come “un momento storico” l’inserimento, per la prima volta al mondo, dell’interruzione della gravidanza nella Costituzione. Una modifica, approvata con una votazione quasi unanime di deputati e senatori riuniti a Versailles, in cui si afferma “la libertà garantita alla donna di far ricorso ad un’interruzione volontaria della gravidanza”. Il risultato è che eventuali modifiche alle norme sull’aborto dovranno seguire il più complesso iter legislativo delle leggi costituzionali.
Sulla stessa linea pochi giorni dopo il Parlamento europeo ha votato a favore dell’inserimento dell’interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. La proposta, approvata con 336 voti favorevoli e 163 contrari, è stata sostenuta soprattutto da deputati di sinistra e centristi. Un voto comunque simbolico, segnato dall’ideologia e quindi praticamente inutile dato che la risoluzione non è vincolante e per diventare esecutiva, richiederebbe l’appoggio di tutti i 27 Stati membri.
Solo qualche cenno è stato invece riservato sui mezzi di comunicazione alla pubblicazione del documento del Dicastero per la dottrina della fede dal titolo Dignitas infinita, un documento che non modifica la tradizionale dottrina della Chiesa, ma presenta in maniera organica quelle che vengono considerate “gravi violazioni della dignità umana”, cioè “tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario”; ma anche “tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche”.
C’è una significativa differenza tra questi fatti. Per le risoluzioni politiche in Francia e nel Parlamento europeo si tiene conto di un solo proclamato diritto, quello delle donne, senza un minimo accenno né al nascituro, né al partner “coinvolto” nella gravidanza, né tanto meno alla società che potrebbe farsi carico delle difficoltà. Nel documento vaticano l’aborto è considerato, non solo in un’ottica individualistica, una violazione della dignità umana, una dignità che va invece difesa nella sua integrità. Il problema di fondo è quello dei paraocchi ideologici che continuano a contraddistinguere la società dei proclamati diritti civili, diritti che inesorabilmente mettono in secondo piano, fino ad offuscarli, i doveri sociali, la solidarietà, l’accoglienza, l’abbraccio umano verso chi è in difficoltà.
C’è in fondo in queste decisioni legislative sull’aborto l’esaltazione della solitudine. Con la civiltà dell’umano, una civiltà fatta di relazioni, che si dissolve. Aveva ragione Salvatore Quasimodo: Ognuno sta solo sul cuor della terra, /trafitto da un raggio di sole:/ ed è subito sera.
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