Siamo rimproverati dall’Europa, un’altra volta. Il Parlamento europeo condanna fermamente la diffusione di retorica anti-diritti, anti-gender e Lgbtq eccetera di alcuni influenti leader politici e governi dell’Ue.
Parla di Ungheria, Polonia e Italia. Si partiva commendando l’Uganda, che gli omosessuali li mette in galera, e per l’Europa che sta dalla parte giusta il Bel Paese è come l’Uganda. Ci sarebbe da ridere. Se non si trattasse dell’ennesimo sgambetto a un Governo eletto secondo giustizia, e l’ennesima intromissione su temi tanto sensibili da implicare coscienza, e libertà di idee.
Forse molti leader politici la pensano come i polacchi e gli ungheresi. Fatevene una ragione, anche la maggior parte delle persone la pensa così. Non condivide affatto la dittatura dei diritti dei pochi che s’impone sulla tutela della vita, su una visione dell’uomo che esalta la differenza sessuale, e difendendo ogni persona considera persona anche i bambini ancora non nati, e non vendibili, non affittabili, per fare un esempio. Ci sono poche enclaves di ottimati, di saggi, di intellettualmente e moralmente superiori e normalmente residenti nel cuore dorato delle nostre città, molto influenti a Bruxelles, che plaudono, ma vorremmo sottolineare che non sono l’Italia, e non sono neppure l’Europa.
La nostra Costituzione e il diritto puniscono chi offenda o perseguiti chiunque per motivi sessuali, ideali, religiosi. Questo ci basta. Vorremmo potercene fregare bellamente delle reprimende europee, se non si facessero più intrusive e insistenti, se non toccassero ciò in cui crediamo e vorremmo continuare a credere.
Assodato che l’Europa ha cambiato pelle, e da tempo è dimentica delle sue radici, dato che siamo legati per motivi di opportunità politica, e vorremmo anche culturale, sopportiamo ciò che è sopportabile. Garantiamo rispetto delle idee e di ogni uomo (in senso di umanità, si può ancora impiegare questo termine?) e poi andiamo avanti finché è possibile. Sarebbe utile avere leader politici (a chi si riferiscono? Non credo sia da rimproverare su questi temi il presidente del Consiglio, e men che meno quello della Repubblica) capaci di pensare prima di parlare, e di parlare con prudenza e astuzia. Ma siamo certi: a breve ci arresteranno, se parleremo di contrarietà all’aborto, alla maternità surrogata o all’eutanasia. Perché lo deciderà l’Europa. Torneremo alle catacombe, e poi ricostruiremo un’altra Europa, come già abbiamo fatto.
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