Il botanico Stefano Mancuso, uno dei principali esperti al mondo di questa materia, ha rivelato di parlare con le piante: la sua confessione è giunta attraverso le colonne de “Il Corriere della Sera”, sulle quali il 56enne ha aggiunto di rivolgersi loro con frasi delicate e romantiche, cariche d’amore, fra cui, ad esempio, “come sei bella”. Lo studioso ha trascorso la sua intera esistenza nel tentativo di dimostrare l’intelligenza delle piante, venendo inizialmente preso per pazzo dal mondo accademico: “Nei libri scientifici veniva detto che, quando incontra un ostacolo, la radice lo tocca e poi, attraverso dei piccoli salti, comincia a muoversi fino a quando non trova una via d’uscita per poter penetrare nel terreno – ha affermato –. Il mio esperimento dimostrava una cosa straordinaria: la radice si fermava molto prima di toccare l’ostacolo, dunque cominciava a deviare e trovava anche la via più breve per aggirarlo. La radice percepiva l’ostacolo e la pianta così diventa intelligente”.
Il punto è che, di fronte a questa scoperta, il professore fu attaccato ferocemente e accadde una cosa molto grave: “Io, assieme ad un collega tedesco, avevo pubblicato il mio articolo scientifico sull’intelligenza delle piante su una rivista importante, Trends in Plant Science. Ebbene, circa 40 accademici italiani su quella rivista scrissero un articolo per screditarmi. Mi creda, nel mondo accademico questo non avviene quasi mai. Così come non succede quello che vidi in Germania: ad una conferenza scientifica, con dei colleghi in sala, metà uditorio ad un certo punto abbandonò la stanza. Un oltraggio”.
“PARLO CON LE PIANTE”: IL PROFESSOR MANCUSO RIVELA LA LORO INTELLIGENZA
Nel prosieguo della sua chiacchierata con i colleghi del “Corriere”, Mancuso ha evidenziato come le piante ci sentano, memorizzino e imparino. “L’ho scoperto con un esperimento fatto sulla mimosa pudica, un fiore che, a stimoli tattili o a vibrazioni, risponde chiudendo le sue foglie. Avevo costruito una piccola carrucola che portava in alto, vicino alla pianta, un vasetto. Di colpo, il vasetto cadeva, facendo rumore. La pianta si spaventava e si richiudeva su se stessa. Dopo quattro o cinque volte, la mimosa smetteva di reagire. Aveva imparato che quella caduta non era pericolosa. Poi ho tenuto la mimosa ferma in una serra per due mesi: quando ho riprovato a fare quel rumore, non ha reagito. Non solo aveva imparato, ma aveva anche memorizzato l’esperienza”.
Dell’intelligenza vegetale è profondamente convinto anche il principe Carlo, che “mi ha fatto contattare per interposta persona. Io avevo scritto un articolo scientifico dimostrando che le piante percepiscono i suoni. Non le parole, ma i suoni: come il rumore dell’acqua che scorre, vitale per loro. Carlo lo lesse. È noto che lui, per sua stessa ammissione, parla con le piante. Il principe espresse il suo apprezzamento e mi fece sapere che lui voleva dimostrare come la voce delle persone abbia un’influenza sulle piante”.