Luca Parmitano e il resto dell’equipaggio sulla Stazione Spaziale Internazionale sapevano a novembre del coronavirus? Le parole dell’astronauta italiano dell’Esa hanno fatto scalpore, visto che aveva lasciato intendere che qualcuno avesse “mentito” sull’epidemia che si è rapidamente evoluta in pandemia. Il colonnello dell’Aeronautica Militare Italiana ha però rettificato le sue dichiarazioni con un lungo post su Facebook nel quale ha parlato di «un errore da me commesso» che poi è stato «strumentalizzato». In primis, ha spiegato che l’errore è dovuto all’uso diverso del calendario a bordo dell’Iss: c’è il Coordinate Universal Time, quindi «l’anno inizia con il giorno 1 e finisce con il giorno 365». Per questo, Parmitano spiega che «è possibile confondere un mese con un altro poiché non vi facciamo mai riferimento, ma utilizziamo il giorno UTC». Inoltre, ha precisato di aver fatto «confusione tra le diverse conversazioni» che si sono tenute intorno alla fine della missione. «Nel ricordare gli eventi ho collegato le prime notizie di contagio a un contesto temporale precedente. A bordo, abbiamo appreso del contagio insieme al resto del mondo, quando le agenzie giornalistiche e le grandi testate televisive hanno iniziato a parlarne».

Parmitano ha aggiunto che tutto ciò è verificabile, perché tutte le comunicazioni sono registrate in base al Freedom of Information Act, una legge che impone totale trasparenza. «Non è possibile ricevere informazioni riservate. Inoltre, l’idea che fossimo già al corrente di un contagio pandemico è smentita dai fatti: le operazioni di rientro della Spedizione 61 sono state svolte normalmente, senza alcuna ulteriore precauzione». Invece quando la pandemia si è rivelata in tutta la sua gravità, l’equipaggio è stato isolato in quarantena per evitare contagi. «Mi scuso, con umiltà, per l’errore e per le conseguenze (del tutto inaspettate): me ne assumo ogni responsabilità». Ma dai commenti al post si evince che molti nutrono dei dubbi sulla sua spiegazione… (agg. di Silvana Palazzo)

PARMITANO SAPEVA DEL CORONAVIRUS DA NOVEMBRE

Due dichiarazioni del colonnello Luca Parmitano sono state riprese da difesaonline.it: sono parole pronunciate alla trasmissione Petrolio (su Rai 1) il 25 aprile e poi ancora al Tg2 il 9 maggio, e lascerebbero intendere di come il rischio di una rapida e pericolosa diffusione del Coronavirus era già attuale alla fine del 2019, ma che sia stato fatto poco per prevenire quella che poi è diventata una pandemia. Il colonnello Parmitano è stato il primo italiano di sempre a passeggiare nello spazio (per 6 ore e 7 minuti) e ad avere il comando della Stazione Spaziale Internazionale nel corso della Expedition 61. A fine aprile, parlava di un contatto quotidiano con la terra anche a bordo, con accesso alla rete internet; ebbene, l’astronauta diceva che “già da novembre avevamo iniziato a seguire i primi contagi, inizialmente soltanto nei Paesi asiatici”. Ancora, due settimane più tardi, raccontava della sua esperienza sulla stazione spaziale affermando che eravamo al corrente di questo probabile contagio pandemico”, ancora con riferimento a novembre.

I DUBBI SULL’ORIGINE DEL CORONAVIRUS

In questa seconda occasione, l’ufficiale dell’Aeronautica Militare diceva anche di come sulla stazione ci fosse la consapevolezza della gravità del Coronavirus, “che si andava allargando a macchia d’olio proprio in Europa”: ora, che l’intelligence americana avesse avvertito i suoi alleati e altri governi (per esempio quello israeliano) ben prima delle dichiarazioni della Cina riguardo un’epidemia da Coronavirus è stato detto all’estero da media nazionali, e in quel rapporto precedente il 28 novembre – presumibilmente un rapporto nelle mani di tutti i leader mondiali – avvisava abbastanza esplicitamente di quello che sarebbe stato “un evento catastrofico”. A questo punto, difesaonline.it si interroga su cosa sia davvero successo: stando alle dichiarazioni di Parmitano, sembrerebbe che i Paesi dell’Europa e in generale del mondo occidentale sapessero dei rischi del Coronavirus, ma si siano limitati a fare circolare le informazioni tra di loro senza prendere alcun provvedimento concreto.

La tesi si basa sul fatto che, in quanto comandante della Stazione Spaziale Internazionale, il colonnello dell’Aeronautica ricevesse verosimilmente informazioni da tanti governi mondiali, le sue parole lasciano intendere che anche gli altri membri della missione fossero al corrente della situazione sanitaria e tra questi anche i cosmonauti russi, dal che si può facilmente dedurre che a Mosca certe informazioni fossero arrivate. Qui però l’emergenza è stata gestita con grave ritardo, mentre in Corea del Sud e Giappone – dove le comunicazioni arrivate sono probabilmente state le stesse – i leader politici si erano adeguati avendo già dovuto combattere contro SARS e MERS e, esplicita questo portale, perché storicamente le due nazioni si fidano poco della Cina, che come già detto non aveva lasciato intendere che il Covid-19 potesse essere così grave. A conclusione, viene citato il fatto che Giuseppe Conte all’epoca dei fatti (novembre) dovesse sapere almeno quanto sapeva Parmitano, da premier dell’Italia: perché allora non ha sottoposto a visita medica i militari rientrati dai Giochi di Wuhan? E se l’ha fatto, quali sono stati i risultati?