Si va verso il rinnovo dell’Accordo tra la Santa Sede e la Cina, per una proroga della precedente intesa siglata con Pechino che non dovrebbe avere intoppi. A dirlo ai giornalisti presenti, a margine di un incontro avvenuto presso l’Università Pontificia dell’Antonianum (dove è stata conferita la laurea honoris causa al Patriarca ecumenico di Bartolomeo I), è stato Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano: “Andrà tutto bene, posso anticiparlo” ha confermato il diretto interessato che ha pure aggiunto che bisognerà attendere domani per sapere con precisione quando scadrà e, scendendo nei termini, ha aggiunto che lo stesso Accordo si prolungherà per altri due anni ‘ad experimentum’. Come è noto, l’intesa a proposito delle nomine dei vescovi era entrata in vigore a partire dal 22 ottobre 2018, e a detta di Parolin i contatti tra le parti sono costanti anche se per sua stessa ammissione molti dei contenuti in ballo sono già noti ai media.
VERSO IL RINNOVO DELL’ACCORDO SANTA SEDE-CINA: PAROLIN, “ANDRA’ TUTTO BENE”
“È un segreto relativo perché molti contenuti già si conoscono” ha detto ancora Pietro Parolin ai giornalisti, spiegando pure che la decisione di rinnovare l’Accordo con il Paese dell’estremo Oriente è stata presa proprio in questi giorni: “Ci sono stati dei contatti tra le due parti: certo, il Covid ha complicato tutto perché non si è potuto viaggiare” ha ribadito il 65enne arcivescovo e cardinale veneto a proposito degli scambi continui e reciproci con il Governo di Pechino. “Possiamo ritenerci contenti” ha proseguito Parolin, pur non negando che vi sono dei punti critici che l’Accodo non vuole risolvere, auspicando comunque che le cose possano migliorare e dicendosi soddisfatto per il risultato raggiunto. E alla domanda di uno dei presenti se l’Accordo sia una sorta di anticipo del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra il Paese e la Santa Sede, Parolin ha ribattuto che l’intesa per il momento non le riguarda ed è invece incentrato unicamente sulla situazione della Chiesa al fine di arrivare a una “normalizzazione” di quest’ultima in Cina.