MISSIONE DI PACE PAPA FRANCESCO, PAROLIN: “TOGLIERE OGNI OSTACOLO”

«La nostra missione di pace è togliere gli ostacoli»: lo ha detto ancora il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato in Vaticano, in riferimento alla missione di pace “in corso” tra Papa Francesco, l’Ucraina e la Russia. Tra mille difficoltà e diverse dichiarazioni ufficiali tese a “chiudere” per il momento ogni possibilità di una tregua, la diplomazia della Chiesa prosegue e sono appena accennati i contorni del delicatissimo ruolo oggi in mano al Presidente CEI Card. Zuppi – incaricato da Papa Francesco per provare a lanciare la missione di pace della Chiesa – e in generale alla diplomazia vaticana.



«Ora si comincerà dall’approccio con le due capitali, Kiev e Mosca. Però certo è evidente che non escludiamo nessun altro interlocutore»: lo sottolinea il cardinale nel colloquio in Vaticano con Gian Guido Vecchi del “Corriere della Sera”. La missione di pace in corso voluta da Papa Francesco, rileva Parolin, «non ha come scopo immediato la mediazione piuttosto creare un’atmosfera diversa, un clima che aiuti ad andare verso una soluzione pacifica». Creare condizioni, sottolinea il Segretario di Stato e capo della diplomazia in Vaticano, è un compito molto delicato e per questo è stato scelto una personalità come quella del cardinale Zuppi: «significa entrare in una prospettiva di pace perché finora si parla solo di guerra e di una soluzione militare, quella che Papa Francesco ha definito la “logica di guerra”». Occorre insomma cambiare questo paradigma, aggiunge il Card. Parolin, «nessuno di noi ha le soluzioni concrete perché ci sono tanti elementi in gioco difficili da mettere insieme». Il rispetto del diritto internazionale e dei confini, il principio del diritto e non la forza delle armi per un Paese come la Russia che ha invaso l’Ucraina: insomma, chiosa Parolin, «si tratta di mettersi in una prospettiva di pace. Se lo si fa si troveranno anche delle soluzioni concrete».



GUERRA UCRAINA-RUSSIA, LA MISSIONE DI PACE DEL VATICANO ‘VISTA’ DA MOSCA

Il compito insomma è difficilissimo e rimane tale anche se non per questo la Chiesa si tira indietro: spiega Parolin come con il Card. Zuppi «si sta cercando di organizzare queste visite, sarà lui ad andare e c’è una disponibilità generale, vedremo come e quando sarà possibile». Il Vaticano non è “sordo” alle dichiarazioni di chiusura da Kiev della mediazione di Papa Francesco con la sua missione di pace, ma non tutto viene svolto “alla luce del sole”: «la mediazione della Santa Sede è già stata rifiutata e anche ho oggi ho letto che uno dei consiglieri più rispettati di Zelensky (Podolyak, ndr) dice che nessuna mediazione è possibile a meno che non ci sia ritiro totale delle truppe russe dai territori occupati».



Insomma, è difficile parlare di mediazione anche se dalla Russia qualche timida apertura è stata fatta anche in questi giorni: gli interlocutori al momento sono Kiev e Mosca, ribadisce il cardinale Parolin ma potrebbero essercene anche altri, dall’Europa agli Stati Uniti e la Cina, «penso che il Papa abbia parlato anche di questo. Credo che in primo momento ci sarà un approccio con le due capitali e poi si vedrà, anche da questo primo passo, che cosa sarà meglio fare». Per cercare la pace, conclude il cardinale, «non escludiamo nessuno. Non c’è nulla di concreto ma rimangono aperte tutte le possibilità». Nel frattempo dalla Russia viene vista come molto positiva l’iniziativa del Vaticano con la missione di pace: «Preghiamo perché questa missione possa essere un primo passo verso una pace giusta e duratura», spiega all’AgenSIR mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi della Federazione Russa. «La missione può favorire un processo di pace grazie alla testimonianza del card. Zuppi che è un testimone di pace, che sa soffrire per la pace, che sa essere paziente», aggiunge il prelato, «Queste missioni non sono mai impossibili, né tantomeno di facciata, perché partono dalla certezza vissuta della pace in Cristo risorto. Domenica celebriamo la Pentecoste, non dimentichiamolo».