L’Iscro (Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa) è uno strumento introdotto con l’obiettivo di fornire un sostegno alle Partite Iva iscritte in gestione separata. Tale novità, strettamente connessa ai tentativi messi in campo durante il periodo pandemico per sostenere diverse fasce di lavoratori, ha rappresentato al tempo stesso un’evoluzione storica nella concezione di politica passiva e un passo importante nella tutela dei lavoratori autonomi che, pur scegliendo di intraprendere un’attività autonoma, necessitano di strumenti per affrontare i periodi di difficoltà economica. Proprio su tale riflessione si è fondata l’attività di vIVAce!, che, in totale sinergia con la Confederazione Cisl, nel dialogo con il Governo, è riuscita a rendere strutturale la misura e a modificarne i requisiti di accesso per renderla potenzialmente più inclusiva.



Entrando nel merito, tra le novità introdotte, c’è l’allargamento della platea dei potenziali beneficiari avendo previsto come requisito di accesso per il professionista, che deve essere iscritto in Gestione separata e deve essere in regola con il versamento dei contributi, l’aver dichiarato un reddito inferiore a 12.000 euro nell’anno precedente all’anno di presentazione della domanda (anno di riferimento). Nella versione precedente il limite era fissato a 8.145 euro. Altre modifiche riguardano il fatto che il professionista deve avere aperto Partita Iva o deve essere iscritto in Gestione separata Inps da almeno 3 anni, mentre nella versione precedente il requisito era di 4 anni; deve avere avuto un reddito inferiore al 70% della media dei redditi dichiarati nei due anni precedenti all’anno di riferimento in cui, come detto, vale il limite dei 12.000 euro, mentre nella versione precedente il requisito doveva essere rintracciato nei tre anni precedenti all’anno preso a riferimento e la riduzione doveva essere pari al 50%. Per esempio, qualora la domanda venisse presentata nel 2024, il reddito dichiarato da considerare per verificare il limite dei 12.000 euro è quello prodotto nel 2023 che deve essere inferiore al 70% della media dei redditi dichiarati nel 2021 e nel 2022.



L’indennità viene erogata per sei mesi e non potrà essere richiesta nel biennio successivo a quello di fruizione della stessa. L’importo erogato va da un minimo di 250 a un massimo di 800 euro mensili e deve corrispondere al 25% della media dei redditi dichiarati dal soggetto nei due anni precedenti all’anno di riferimento.

Sono diverse le criticità emerse nella prima versione “straordinaria” e certamente emergeranno anche nella versione aggiornata. Tuttavia, per valutare appieno l’impatto e l’efficacia delle modifiche recentemente apportate all’Iscro, sarà necessario attendere il 31 ottobre, data entro la quale è possibile inoltrare le domande. Solo in quel momento si potrà effettuare una valutazione approfondita e proporre aggiustamenti e correzioni per renderla ancora più efficace e rispondente alle esigenze dei lavoratori autonomi.



Come vIVAce! Cisl siamo pronti a essere in prima linea in questo costante processo di revisione e miglioramento, consapevoli che, per costruire misure che realmente rispondano alle esigenze e ai bisogni dei lavoratori è sempre più necessario costruire percorsi di partecipazione degli stessi. La nostra missione è infatti quella di rappresentare le istanze dei lavoratori autonomi con grande senso di responsabilità, sempre orientati a garantire la massima protezione possibile per le Partite Iva.

In tal senso, un grandissimo lavoro ci attende per entrare ancora di più nel merito dell’Iscro che, oltre a essere una misura passiva – in cui la discussione rischia di essere solamente di carattere finanziario – è anche una politica attiva, in cui uno degli elementi essenziali diventa il tema della formazione. Da tempo si discute del fatto che alle misure di politica passiva devono necessariamente essere associate misure in grado di attivare, riattivare e favorire i lavoratori che si trovano di fronte alle sfide dell’attuale mercato del lavoro. L’acquisizione di nuove competenze e il loro costante aggiornamento nel tempo, per una Partita Iva, è fondamentale per la natura intrinseca dell’attività, anche come possibilità di generare nuove fonti di business. In generale, sarà necessario ragionare non tanto per compartimenti stagni in merito all’attività svolta – sia essa con Partita Iva o in altre forme contrattuali – poiché il lavoro, come un percorso di vita e di carriera, è fatto anche delle cosiddette transizioni lavorative, che devono essere riempite di contenuto e opportunità, soprattutto nei periodi di maggiore difficoltà.

Il presupposto di base rimane la necessità di costruire misure di sostegno che possano davvero fare la differenza provando anche a essere innovativi, rafforzando la continuità reddituale e il benessere professionale di questi lavoratori. Solo con un sistema di tutele adeguate si potrà garantire alle Partite Iva la serenità necessaria per affrontare le sfide del mercato attuale. vIVAce! Cisl continuerà a vigilare con attenzione, proponendo soluzioni concrete e lavorando al fianco dei lavoratori autonomi per migliorare costantemente le condizioni di lavoro di una categoria tanto dinamica quanto esposta a vulnerabilità.

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