Con la pubblicazione delle statistiche fiscali sull’Irpef dichiarata dalle Partite Iva lo scorso anno – e dunque riferite all’anno di imposta 2022 – il dipartimento delle Finanze ha completato il quadro fiscale dello scorso anno, certificando (almeno in questo caso specifico) un aumento importante nelle imposte versare grazie soprattutto al ruolo sempre più importante della flat tax. Infatti, grazie al cosiddetto regime forfettario – che permette di versare, appunto, una ‘flat tax’ fissa tra il 5 e il 15% per le nuove Partite Iva – si contano 100mila ‘nuovi’ contribuenti, che nell’ultimo anno fiscale hanno versato nelle tasche dello stato circa 200 milioni di euro in più.
Complessivamente, il Fisco lo scorso anno ha incassato dal regime forfettario 3,2 miliardi di euro, con un’imposta media pari a poco meno di 2mila euro – precisamente 1.947 – a contribuente: un dato (spiega il Sole 24 Ore che ha visionato il report governativo) che è aumentato di circa il 3,9% rispetto al 2022, ma al contempo anche di circa il 90% nell’arco di appena 5 anni. Significa che le Partite Iva prima dell’introduzione delle nuove regole su flat tax e regime forfettario (da parte dell’allora governo Conte) pagavano in media il 90% in meno di imposte, con tutti gli aspetti al contempo positivi e negativi che ne sono conseguiti.
Aumentano le Partite Iva ma anche i costi a carico dello Stato, scaricati sui redditi superiori ai 35mila euro
Tornando al report dello scorso anno, oltre all’aumento del numero di nuove Partite Iva aperte in regime forfettario e dell’incoraggiante aumento di imposte versare a favore del Fisco, non si può ignorare che – trattandosi a tutti gli effetti di un’agevolazione fiscale – la flat tax ha un costo per lo Stato pari a circa 3,16 miliardi di euro per ognuno degli anni tra il 2024 e il 2026: in totale si parla di quasi 9,5 miliardi su tre anni da rapportare (supponendo, erroneamente, che le Partite Iva e i versamenti non crescano più da qui al 2026) ai 9,6 miliardi di imposte ricevute in forfettario.
Un ulteriore dato interessante riguarda il fatto che aderiscono alla flat tax il 49,2% (1,8 milioni) dei lavoratori ‘autonomi’ con Partita Iva, pari ad appena il 6,5% dei contribuenti complessivi che versano l’Irpef: infatti, una consistente fetta di popolazione dell’85,2% ha un lavoro da dipendente, ed oltre alle circa 3 milioni di Partite Iva ci sono anche un 3,7% di persone che traggono i loro redditi da fabbricati. Insomma, da un lato è vero che crescono gli autonomi, ma dall’altro non si può negare che sono ancora pochi rispetto ai tradizionali dipendenti, mentre è innegabile che il regime forfettario avvicina i contribuenti all’Erario, ma pesando al contempo sulle tasche dei contribuenti con redditi superiori ai 35mila euro (che, secondo il Sole 24 Ore, sostengono il 63% di quei 3,16 miliardi di cui abbiamo parlato poche righe fa).