Alle partite Iva serve un fisco che sia «amico», in grado di «recuperare qualcosa, che è meglio di niente», evitando di «mettere sul lastrico chi lavora», quindi la flat tax potrebbe essere estesa. A dettare la linea è Matteo Salvini, che ha avuto un confronto con decine di rappresentati della categoria al Cnel di Renato Brunetta. La convinzione del vicepremier e ministro dei Trasporti è che chiedendo meno tasse si può far crescere il numero delle imprese in attivo. A tal proposito, il collega di governo si è complimentato, perché questa idea rispecchia «il principio economico della curva di Laffer sul rapporto tra aliquota di imposta ed entrate fiscali».



Il leader della Lega ha garantito che la maggioranza andrà avanti «con le aliquote fiscali agevolate per le partite Iva». Per quanto riguarda il regime al 15%, ha confermato l’efficacia di questo regime che coinvolge metà degli autonomi. Ma l’obiettivo è alzare la soglia da 85mila euro a 90mila euro quest’anno, per arrivare poi a 100mila euro l’anno prossimo.



PARTITE IVA, IL PIANO DI SALVINI PER ESTENDERE LA FLAT TAX

Dopo aver lottato per l’introduzione del regime al 15%, di cui oggi usufruiscono metà delle partite Iva, il leader della Lega è pronto a spingere sull’acceleratore. Ad esempio, ha fatto l’esempio dei professionisti che si avvicinano a fine anno agli 80mila euro di fatturato e quindi rallentano per non superare la soglia. «Ho capito che bisogna osare di più e allargare la platea», ha dichiarato il vicepremier, secondo cui entro fine anno bisogna estendere la misura a chi arriva a 90mila euro di fatturato, per poi fare il passo successivo l’anno prossimo o comunque entro due anni.



Il leader della Lega ha avuto modo di raccogliere l’insoddisfazione della categoria, che si evince anche dai numeri, perché si è passati da una platea di 8 milioni a una di 4,7 milioni nel giro di pochi anni. Pesanti anche i danni che sono costretti a pagare per i costi burocratici, crediti non pagati dalla Pubblica amministrazione, ritardi nelle procedure, sprechi e inefficienze. Autonomi e partite Iva sono creditori di 140 miliardi nei confronti della Pa, soldi che tra l’altro sarebbero utili per pagare le tasse e che quindi in parte tornerebbero nelle casse statali.