Mentre in Afghanistan si rischia la catastrofe umanitaria dopo il ritiro degli Alleati Nato e l’avanzata dei talebani, il Partito Marxista Leninista italiano saluta con entusiasmo la loro conquista del potere. In un comunicato stampa da Firenze, dove c’è la sede nazionale, parlano di «una smagliante vittoria antimperialista e una bruciante e storica sconfitta dell’imperialismo americano e dei suoi alleati, fra cui l’Italia». Anzi la resistenza dei talebani in questi venti anni rappresenta per PMLI «un potente incoraggiamento per tutti i popoli del mondo a seguire il loro esempio».
Ma non è finita qui, perché ritengono che coloro che si «rivoltano contro gli oppressori imperialisti sono invincibili» invece «imperialismo, Nato e Ue sono delle tigri di carta». Sono contro l’imperialismo americano, però diffondono i loro comunicati con i social Usa. E infatti il post su Facebook è stato prontamente censurato per il suo contenuto. In virtù di ciò, il Partito Marxista Leninista italiano è tornato alla carica.
PMLI E IL POST PRO TALEBANI CENSURATO DA FACEBOOK
Dopo la rimozione del suo comunicato, il Partito marxista-leninista italiano PMLI ne ha condiviso un altro su Facebook, in cui ribadisce «appoggio alla costituzione del nuovo governo dei talebani in Afghanistan». Tra l’altro hanno confermato che non è stato eliminato solo dalla pagina Facebook, ma anche dai gruppi in cui era stato condiviso il comunicato, in quanto «non rispetta gli standard della Community in materia di persone e organizzazioni pericolose».
Per il Partito marxista-leninista italiano PMLI in questo modo Facebook «si è schierata apertamente dalla parte dell’imperialismo, censurando chi la pensa diversamente e che sul web dialoga democraticamente spiegando questa posizione». A tal proposito, ricordano che «c’è un abisso tra il PMLI e l’ideologia, la strategia, il programma, i metodi di lotta e la politica antifemminile dei talebani». Ma questo per loro «non deve costituire un ostacolo all’appoggio militante al governo antimperialista talebano». Parole che hanno suscitato una crescente indignazione sui social.