Dal caso giudiziario allo scontro politico con un solo video: quanto avvenuto ieri con la “difesa” furiosa di Beppe Grillo sul figlio Ciro accusato di stupro di gruppo, ha provocato diverse conseguenze in praticamente tutti i partiti presenti in Parlamento. Maria Elena Boschi però, con un video di risposta, è stata tra le prime a prender parola per attaccare il fondatore e Garante M5s in merito alla quantità di «falsità, maschilismo e nefandezze» dette da Grillo nel suo video-sfogo.



Dopo la ulteriore replica (affidata all’avvocato Giulia Bongiorno) dei genitori della ragazza denunziante – «farsa ripugnante, Grillo ridicolizza il nostro dolore» – il “caso mediatico” si arricchisce di un’ulteriore puntata: Parvin Tadjik, la moglie dell’ex comico, risponde a tono contro la deputata di Italia Viva: «C’è un video che testimonia l’innocenza di ragazzi, dove si vede che lei è consenziente. La data della denuncia è solo un particolare», attacca la madre di Ciro Grillo, secondo quanto riportato da “Open” e “Adnkronos”. Viene di fatto ribadita la “tesi” del marito, con l’aggiunta «la ragazza che ha denunciato i quattro ragazzi si sarebbe rivolta alle forze dell’ordine solo dopo otto giorno, dopo avere fatto kitsurf».



LA REPLICA DI MEB E GLI ATTACCHI DI RENZI E SALVINI

A stretto giro arriva la pronta replica della stessa Maria Elena Boschi, con un breve tweet e poi un post su Facebook in cui si rivolge direttamente alla moglie di Beppe Grillo: «Parvin Tadjik, i processi si fanno in aula non sui social. Si chiama giustizia, non giustizialismo. Suo marito Beppe Grillo ha massacrato mio padre ma quando è stato archiviato non una parola, nemmeno “scusa”. Io non giudico suo figlio, giudico suo marito: colpevole d’odio». Nel più lungo post apparso sul suo canale FB, l’ex Ministra rilancia «Io non faccio il processo sui social, gentile signora. Le sentenze le decidono i magistrati, non i tweet delle mamme. Questo modo di concepire la giustizia, giocandola sui social e non nelle aule di tribunale, è aberrante. Ed è ciò che suo marito Beppe ha sempre fatto con i suoi seguaci: si chiama giustizialismo. Io invece aspetto e rispetto le sentenze, come tutti i cittadini. Quando mio padre è stato indagato, Grillo e i grillini lo hanno massacrato. Noi abbiamo aspettato le decisioni dei giudici, rispettando il loro lavoro. E alla fine è stato archiviato. Aspetti il processo anche lei e spieghi a suo marito che è meglio credere nella giustizia anziché fomentare l’odio con il giustizialismo».



Non solo, per Boschi Ciro Grillo è innocente fino a prova contraria, «Suo marito Beppe invece è colpevole di aver creato un clima d’odio vergognoso. Odio contro di me, contro mio padre, ma soprattutto contro tanti italiani che non possono difendersi perché privi della stessa visibilità di suo marito. Giustizia, non giustizialismo». Dure anche le repliche fatte tra ieri e stamattina dai leader politici di Pd, Lega e Italia Viva: per Enrico Letta le parole di Grillo sono «inaccettabili»; per Matteo Salvini (a Radio24) «Non giudico il padre, non entro in polemiche familiari, lo sfogo del padre lo comprendo. Politicamente da segretario della Lega al capo dei 5 stelle, chiedo coerenza, se si è garantisti, si è garantisti sempre»; per Matteo Renzi infine (su Facebook) «Beppe Grillo ha fatto un video scandaloso: il dolore di un padre non giustifica l’aggressione verbale a una ragazza che denuncia violenza. Invece che aspettare il processo, il pregiudicato che ha fondato il partito dell’onestà prova a salvare la sua famiglia dopo aver distrutto le famiglie degli altri. Quanta ipocrisia nella doppia morale di chi crea un clima d’odio e poi se ne lamenta».