Fabrice Pascal Quagliotti è considerato uno dei tastieristi migliori di sempre. 62 anni, leader dei mitici Rockets, gruppo rock francese famoso negli anni ’70 e ’80, ha presentato negli scorsi giorni il suo primo lavoro da solista, leggasi Parallel Worlds, uscito il 23 ottobre. «Avevo in mente di fare un album del genere da quattro o cinque anni – esordisce Pascal Quagliotti parlando con Libero Quotidiano – il mio discografico ha sentito qualche provino e mi ha suggerito di preparare un lavoro solo strumentale. Così, quando è arrivato lo scorso lockdown, si è presentata l’occasione giusta per fare una full immersion di 15 ore al giorno su pianoforte e tastiera…». Pascal vive in Italia, sul lago di Como, dal 1984 (i suoi antenati sono originari della Valle d’Aosta), ed è lì che ha partorito il suo album, 14 brani strumentali: «Fare musica per il cinema è il mio sogno. Ecco perché Parallael Words è dedicato a Ennio Morricone, che considero il più grande compositore del XX secolo».



PASCAL QUAGLIOTTI: “IN ITALIA PENSAVANO FOSSIMO FASCISTI”

I Rockets hanno avuto un grande successo nel ventennio 70-80 anche per via del loro look decisamente spaziale: «Una parrucca? Nooo, eravamo rasati realmente… Questo look ci ha creato qualche problema, soprattutto in Italia. Concerto a Torino nel ’79: si apre il sipario e nelle prime file del teatro ci sono solo persone pelate, in piedi e con il braccio destro teso in avanti. Erano convinti che fossimo un gruppo fascista che omaggiava il Duce! Il manager ci guarda e dice: “Per carità, non incitateli”. I Rockets erano apolitici. Ci rasavamo come segno di purezza immaginandoci nello spazio a contatto con strani virus». I Rockets hanno regalo a Pascal Quagliotti tante soddisfazioni ma anche qualche bel soldino: «Abbastanza, ma ho anche speso tanto in bella vita e alberghi di lusso. Non in donne: per fortuna quelle non mi sono mai costate. Quando rientravamo in hotel c’era la fila e dovevamo solo scegliere: tu sì, tu no. Bei tempi, rifarei tutto». Le ultime parole sono sulla droga, con Pascal Quagliotti che non ha nascosto di averla provata ai tempi: «L’abbiamo toccata con mano per un anno o due, abbiamo provato di tutto. Non per sballarci, ma per reggere certi ritmi tra viaggi, registrazioni, tv e concerti. Ci esibivamo anche 150 volte l’anno ed eravamo sempre in giro, non si dormiva mai».

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