Antonello Pasini, fisico del Clima del Cnr, parla a Repubblica delle condizioni climatiche, a partire dalla siccità che “Senza interventi strutturali di lungo termine non sapremo più come fermare”. L’Europa si trova in condizioni allarmanti: “Se osserviamo quanto accaduto in Europa finora, è chiaro che se continua ad aumentare la temperatura ci si aspetta un continuo impoverimento di umidità del suolo. Questo perché aumentano due fattori: l’evaporazione dal suolo stesso e l’evapotraspirazione delle piante”. Questo significa che anche con le stesse piogge del 2022, “l’acqua disponibile ora è comunque minore. In più c’è il fatto che l’Europa risente sempre più spesso del cambio di circolazione: ci sono stati tanti anticicloni africani, che portano un generale aumento delle temperature, e addirittura questo inverno quando si ritirava l’anticiclone dell’Africa è arrivato quello delle Azzorre che noi avevamo abitualmente solo in estate. Tutti questi cambiamenti, portano a minori piogge e maggiore siccità”.
Nonostante la situazione sia al momento molto complicata, non si sa come andrà la prossima estate. Secondo l’esperto, è “Difficile a dirsi, speriamo nella primavera, ma i dati ci dicono che se partiamo da una situazione già complessa ci vuole poco per spingersi in una condizione ancor peggiore. Il problema infatti è che noi abbiamo già il deficit idrico dall’anno prima. Anche se questa del 2023 non fosse la peggiore siccità, andrebbe comunque ad accumularsi a quella del 2022, con l’abbassamento delle falde acquifere. L’effetto accumulo è uno dei volti della crisi del clima”.
Pasini: “Primavera un po’ più calda della media”
Oggi il Cnr – come spiega Pasini a Repubblica – ci dice che “Le prime previsioni stagionali ci danno una primavera appena un po’ più calda della media e quello che si comincia a vedere per l’estate è l’indicazione di una estate calda. Diciamo che è ancora molto presto per sapere, ma se le previsioni invernali sono spesso incerte, quelle estive sono più affidabili. Resta comunque il problema grave della carenza delle risorse idriche legate all’assenza di neve”. Anche se dovesse ricominciare a piovere, tutto dipenderebbe da che tipo di precipitazioni avremo: “Se arriva una pioggia violenta – intensificazione tipica della crisi del clima – oggi si abbatte su un terreno già secco e non si infiltra nelle falde ma scorre in superficie e finisce subito nei fiumi. Dunque porta pochi benefici. Uno dei problemi dell’Italia è che non abbiamo la capacità di captare questa acqua “violenta” che scende, perché abbiamo invasi scarsi”.
Per questo, secondo l’esperto sarebbe il caso di imporre delle restrizioni all’uso dell’acqua per i cittadini: “Probabilmente sì. Mi pare che ci stiamo già muovendo in tal senso, o forse ci arriveremo presto”. Per fronteggiare la siccità, secondo Pasini, “Ormai dobbiamo iniziare a pensare a lunga scadenza, a non arrivare agli scenari peggiori, perché in tal caso sarà difficilissimo adattarci davvero”. Per il fisico, poi, un esempio che riguarda le Alpi: “Se perdono il 30% della superficie dei volumi dei ghiacciai forse possiamo ancora pensare di cavarcela, ma se arrivano a perdere l’80% non ci sarà più nulla da fare. Dobbiamo dunque aumentare le azioni di contrasto a emissioni e crisi del clima a livello globale, altrimenti situazioni di siccità come quella in corso si ripeteranno sempre di più e non sapremo più come fermarle”.