“Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello”. Morte e vita si affrontano in un feroce duello. Il mondo è un grande ospedale da campo. Non potremo mai abituarci a questo. Non lo vede o non si rende conto chi vive nei compound protetti, giudica tutto a distanza, senza sentire l’odore del sangue e il grido di sofferenza, penetrante e inquietante. Come non piangere vedendo le tante lacrime rigare gli occhi e i cuori di interi paesi segnati dalla violenza, dalla fame, dalla povertà, dal non potersi curare e dalla guerra che produce tutte queste sue figlie?
Chi guarda con cuore distaccato e tiepido (può essere intelligente e raffinato nelle analisi ma non capisce la realtà) e nel prodigioso duello non difende la vita se non la propria, non sente l’urgenza della pasqua, il gemito della creazione intera che attende, la speranza per la quale si affronta la morte.
Il prodigioso duello si combatte per le strade dei paesi che sono sprofondati – con la complicità e gli interessi di tanti – nell’ora delle tenebre, giorni di “buio su tutta la terra” che si prolungano per anni, interminabili, drammatici, che confondono i cuori tanto che non sanno scegliere con determinazione la via della pace e della giustizia, sempre unite e dipendenti l’una dall’altra.
Nell’ora delle tenebre finiamo agitati ma incapaci di generare vita perché questa si dona solo perdendola. Morte e vita si affrontano nell’incapacità di alzare lo sguardo dal piccolo, credendo sia sufficiente difendersi alzando muri o ignorando l’altro. Morte e vita si combattono per strappare l’io dall’individualismo che lo paralizza, lo gonfia e lo riempie di paure, lo persuade di essere se stesso senza legami e poi lo rende incatenato a tante dipendenze. Morte e vita si affrontano nella sua difesa dal suo inizio alla sua fine. Si affrontano nella logica di morte con il suo mercato e i suoi interessi, la corruzione e le mafie, l’incapacità a creare sistemi legali che sappiano contrastarla. Morte e vita si affrontano quando la diversità diventa inimicizia, il pregiudizio annulla l’altro o il valore della vita viene misurato con l’efficienza, con la forza, con la possibilità economica.
Ecco perché la Pasqua è decisiva. Non è fuori dalla storia, anzi ci rende protagonisti nel cambiarla, perché non è vero che “andrà tutto bene”, perché solo l’amore vero la cambia. La Pasqua ci aiuta a scendere nelle correnti profonde della vita, in tutto ciò che è umano, le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce del mondo. È forza che apre ciò che è chiuso, libera dal perdere tempo ed energie in tanti duelli inutili, tra di noi invece di combattere il male, duelli sterili che rendono sterili.
A Pasqua guardiamo negli occhi la morte, che significa anche il nostro personale peccato e quel peccato diventato sistema che sembra tanto più forte della fragile volontà degli uomini. A pasqua non abbiamo più paura della vita perché sempre benedetta e piena di una forza straordinaria, quella che muove tutto, il sole l’altre stelle.
Pasqua mostra cosa vince il male: l’amore. Non un amore senza volto, entità generica e alla fine grande palliativo o consultorio per restare prigionieri dell’io. Pasqua è Cristo che ha vinto e ci insegna a vincere, a cercare la vera vittoria, a credere possibile cambiare, perché il cielo non è più distante dalla terra, sappiamo riconoscerlo sulla terra e crediamo nella luce anche quando c’è solo il buio. Niente è perduto nell’amore, ma questo si deve perdere perché anticipi il paradiso.
La Pasqua ci ricorda che il male, che significa anche il divisore, colui che nasconde la bellezza della nostra vita e del prossimo, è sconfitto! Cristo è risorto e noi con Lui! Non abbiamo le risposte per tutto, come crediamo necessario perché alla ricerca di formule che ci liberino da un pieno coinvolgimento di amore. Cristo è la risposta, il suo amore ce le farà trovare.
La resurrezione non è una cura palliativa: è il mondo che cambia, che ritrova se stesso, sempre fragile ma fortissimo nell’amore. Compatiamo anche noi il duello combattendo il peccato che fa male alla nostra vita, amando i peccatori, camminando con tutti e parlando con chiunque perché in tutti c’è l’ansia di vita e il desiderio dell’amore che non finisce. Cristo è risorto dai morti e non muore più. Noi possiamo essere il riflesso di questa forza di amore, luce che risplende nelle tenebre e le illumina.
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