Sembrava una mattina come le altre, quella successiva alla Pasqua ebraica: era domenica, ma non ancora il dominĭca (dies) – giorno del Signore. Semplicemente, si trattava del giorno dopo il riposo del sabato, reso forse speciale solo per il fatto di seguire la festa più importante per il popolo ebraico.

Per un gruppo di persone in particolare, quella domenica mattina si ammantava di un velo di dolore acuto, quello che segue la morte di un congiunto, di un amico, che in quel caso poi era anche un Maestro.



Nel cuore degli apostoli non doveva brillare una gran luce: soltanto due giorni prima, il loro Maestro, appunto, era stato torturato e appeso a una croce, come il peggiore dei criminali. Non c’erano risposte a questa morte atroce; a nessuna morte, allora, era mai stato dato alcun senso o alcuna risposta. Si moriva e basta. Si andava nel niente. Polvere eri e polvere ritornerai, senza appello.



Maria Maddalena, col cuore pesante, si reca al sepolcro di Gesù, e trova la pietra ribaltata. Il sepolcro vuoto. “Hanno portato via il mio Signore”. Il cuore, già lacerato, si squarcia ancora. Corre dai discepoli (alcuni di loro, oltre che con il dolore, stavano facendo i conti anche con il senso di colpa: Pietro, ad esempio, non Lo ha solo abbandonato; Lo ha anche rinnegato). Ma proprio quel Pietro, mosso dal terrore che sia stato compiuto anche l’ultimo scempio – il furto del corpo – corre, disperatamente, per quanto la sua energia e la sua età gli permettevano. Con lui va anche Giovanni; almeno lui il senso di colpa di averlo abbandonato non lo aveva; ma sicuramente covava nel cuore il dolore sordo di chi ha visto l’amico deposto nel sepolcro, e la pietra chiusa per sempre su tutto quello che Lui era stato.



Arriva prima Giovanni, ma non entra, per rispetto a Pietro. Si abbassa, per dare un primo sguardo a quello che è avvenuto nella tomba. “Vide le bende per terra, ma non entrò”.

Ed ecco anche Pietro, con il fiatone per la fatica e l’angoscia; sembra quasi di vederlo. Anche lui si china: “vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte”.

Infine, entra anche Giovanni, e qui accade un fatto straordinario, perché il discepolo amato “vide e credette”.

Vide, vide, vide. Entrambi videro, ma solo uno dei due, alla fine, credette.

Ma cosa vide Giovanni, tanto da giustificare in lui il primo atto di fede in Cristo risorto? Una risposta può venire dal testo originale dei Vangeli, scritti in greco e tradotti spesso con lemmi che non rispecchiano la ricchezza della lingua originaria.

Nella traduzione che conosciamo, l’azione visiva dei due apostoli è sempre tradotta con il verbo “vedere”. Ma nel testo originale, a questo atto si associa di volta in volta un verbo diverso, con un significato differente. Il vedere di Giovanni, che, senza entrare nel sepolcro, per primo vede le bende e il sudario, è reso dal verbo blépein, che significa “constatare con perplessità”.

Il vedere le bende da parte di Pietro prima di entrare nel sepolcro è reso dal verbo theorein, che significa “contemplare uno spettacolo”, ma senza capire.

Quando infine Giovanni entra e osserva pienamente ciò che è rimasto nel sepolcro, è utilizzato il verbo eiden, che significa comprendere. Solo in quel momento, Giovanni vede qualcosa di preciso e in base a quel qualcosa comprende, e, dopo aver compreso, crede nella Resurrezione di Gesù.

Ma cosa ha visto Giovanni per giungere a questa conclusione? Il testo italiano dice che vide “le bende per terra”; ma il testo greco usa un’espressione diversa: ta othonia keimena.

Keimena in greco deriva da keimai, che significa “giacere, essere disteso, seduto, steso, orizzontale; si dice di una cosa bassa in opposizione a una elevata, eretta, come per esempio il mare calmo rispetto al mare agitato”.

Quando Giovanni ha assistito alla deposizione di Gesù nel sepolcro, ha visto che quelle bende erano alzate, sollevate, perché contenevano al loro interno il corpo del defunto. Ora Giovanni vede che la posizione delle bende è la stessa, ma esse non contengono più il corpo di Gesù: si sono abbassate, svuotate del loro contenuto, ma sono rimaste nella stessa posizione. Gesù, che è stato avvolto in quel lungo telo, vi è uscito, lasciandolo intatto; le fasce non sono state manomesse, e il corpo che vi era avvolto si è reso come meccanicamente trasparente. Da questo fatto, Giovanni capisce che Gesù è risorto.

Pietro non era stato in grado di giungere a questa conclusione perché lui non era al sepolcro; non aveva assistito alla deposizione di Gesù. Giovanni sì; Giovanni era stato con il suo Signore fino alla fine, e aveva visto in che modo il Maestro era stato deposto nella tomba. Per questo capisce. Per questo crede.

Come cambia quella domenica per i discepoli, e per tutti noi! Da giorno di lutto terribile, a giorno di luce, la luce più fulgida. E proprio in quella precisa domenica, Gesù dissiperà gli ultimi dubbi e interrogativi, apparendo ai discepoli con il Suo “Pace a voi”. Vivo in mezzo a loro. E a noi, fino alla fine dei tempi.

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