Papa Francesco celebrerà i riti della Settimana Santa senza la presenza fisica dei fedeli, ovvero senza popolo. Lo fa sapere la Prefettura della Casa Pontificia, l’organismo della Santa Sede che si occupa di tutto ciò che riguarda il Papa. Anzi, a ragione del rispetto delle norme anti coronavirus, almeno fino a Pasqua, anche le Udienze generali e la recita dell’Angelus saranno fruibili solo in diretta streaming sul sito ufficiale di Vatican News.
Il motivo è prudenziale e non le condizioni fisiche del Pontefice che, ieri, si è recato a visitare in forma privata la Basilica di Santa Maria Maggiore e poi, facendo un tratto di via del Corso a piedi, come in pellegrinaggio, ha raggiunto la chiesa di San Marcellino al Corso per pregare per “la fine della pandemia”.
Poiché il Pontefice si atterrà a queste norme di prudenza è molto probabile che la stessa cosa avvenga per tutte le altre chiese: prepariamoci quindi a qualcosa che nella storia della cristianità non è mai avvenuto se non in epoca di persecuzione, ovvero l’impossibilità per i fedeli di andare a Messa non solo le domeniche ma anche nel momento liturgicamente più importante dell’anno: il Triduo pasquale. Dunque, con quasi assoluta certezza, avremo in Italia una Settimana Santa senza il popolo di Dio. Starà a noi corrispondere alla Spirito Santo perché l’assenza fisica divenga una più profonda vicinanza spirituale.
Il giovedì santo è il giorno in cui Gesù, nel chiuso del cenacolo, istituisce l’Eucaristia: il suo corpo spezzato, il suo sangue versato per noi e per tutti. Un noi e un tutti che, in quel momento di duemila anni fa, erano presenti e partecipi non nella realtà ma nel cuore di Gesù. Infatti pure i discepoli che gli erano al fianco avrebbero compreso solo dopo Pentecoste il Mistero che Cristo stava celebrando.
Il venerdì santo è il venerdì di Gesù solo. Solo nell’orto degli ulivi, solo davanti a Pilato, solo sulla Croce. Una delle più antiche preghiere relative al Calvario di Cristo invita i passanti indifferenti a fermarsi a contemplare il dolore di Cristo che però, in generale, rimane un dolore incompreso.
Il sabato santo è il giorno della solitudine di Maria presso il Sepolcro. Quello è il giorno a-liturgico per eccellenza: Gesù sacramentato “non c’è” e noi siamo invitati a riflettere su questa assenza, a guardare Gesù che si fa seme sepolto nella terra per dare frutto.
La domenica è quella di Resurrezione ma anche in questo caso l’evento avviene nel silenzio, quando non c’è nessuno, all’alba: creduto solo da Maria e per il resto circondato da tanti dubbi e paure.
Quando ci lamenteremo dell’assenza della Messa, ricordiamoci che solo con la Pentecoste – che quest’anno sarà il 30 maggio – questo Mistero diverrà credo della Chiesa, miracolo che si commuove nel Popolo e attraverso il Popolo di Dio.
Il Triduo pasquale è un Mistero intimo del cuore di Dio che accoglie lo Spirito del Figlio e ci fa figli. Ma tutto ciò attraverso la vergogna e la solitudine della croce ed invitandoci ad una fede che è chiamata personale per Maddalena, per Pietro, per Giovanni. Ciascuno di noi, guardando in tv il Papa – o gli ormai tantissimi sacerdoti che celebrano in streaming – potrà vivere in profondità la solitudine di Cristo nell’orto degli ulivi, sulla Croce, al Sepolcro, ed essere grato per come, attraverso quel mistero di dolore tutto sulle spalle di un uomo solo, sia passato l’amore, sia passata la salvezza. Per Maddalena, per Pietro, per Giovanni. E poi, attraverso il cuore di Maria e grazie allo Spirito Santo, per tutti noi.