PERCHÈ LA PASQUA CATTOLICA E ORTODOSSA SI FESTEGGIANO IN DATE DIVERSE?

Domenica 9 aprile 2023 è il giorno della Santa Pasqua del Signore ma non per tutta la cristianità: proprio come il Natale, vi è una Pasqua Cattolica e una Pasqua Ortodossa proprio per le profonde diverse differenze e diversità nella celebrazione del medesimo memoriale, ovvero la Resurrezione di Cristo. Una prima importante e forte differenze è di tipo “formale”: il mondo ortodosso (che tra l’altro al suo interno è tutt’altro che unito tra russi, ucraini, greci etc.) segue il calendario giuliano mentre la Pasqua nella Chiesa Cattolica è uniformata al calendario in uso in tutto l’Occidente, quello gregoriano.



Per questo motivo la Pasqua cattolica si festeggia oggi 9 aprile mentre per la data della Pasqua Ortodossa 2023 bisogna attendere fino a domenica 16 aprile prossima: quello che resta uguale è che tanto per gli Ortodossi quanto per i cattolici, il giorno della Resurrezione del Cristo cade la domenica successiva alla prima luna piena dall’equinozio di primavera. Il punto è che le due confessioni fanno riferimento ai due calendari diversi: per i Cattolici la Pasqua può cadere tra 22 marzo e il 25 aprile mentre per gli Ortodossi può avvenire tra il 4 aprile e l’8 maggio. Ricordiamo che i Paesi che per tradizione festeggiano la Pasqua Ortodossa sono, oltre alla Russia, la Romania, Cipro, Bulgaria, Repubblica di Macedonia, Grecia e Libano. Ovviamente anche gran parte dell’Ucraina celebra la Pasqua Ortodossa anche se ovviamente i festeggiamenti, come già avvenuto un anno fa, saranno ridotti a causa della sanguinosa guerra in corso dopo l’invasione delle forze russe il 24 febbraio 2022.



DIFFERENZE E TRADIZIONI: LA PASQUA ORTODOSSA E LA PASQUA CATTOLICA

Dal punto di vista dottrinale non vi sono differenze tra la Pasqua Ortodossa e quella Cattolica: per entrambi infatti il cristianesimo è molto chiaro, nel giorno di Pasqua si conclude la Settimana Santa ricordando il Signore Gesù risorto dai morti dopo la Passione e morte in croce nel “Venerdì Santo” sul Golgotha. Per gli Ortodossi valgono però maggiori sacrifici in termini di digiuno prima della Pasqua: oltre a due domeniche di digiuno che precedono la Resurrezione, da mercoledì fino a venerdì è previsto un digiuno praticamente totale rinunciando ad alimenti come carne, latte, pesce e olio vegetale. Simile la tradizione dell’agnello in memoria degli scritti biblici mentre per la Pasqua Ortodossa uno dei cibi maggiormente diffuso è la torta detta “Pashka”, fatta con pasta frolla e uva sultanina: ricorda la culla di Gesù e viene fatta con una croce al centro.



Per la Pasqua Ortodossa, sebbene vengano mantenuti i momenti sacri della Settimana Santa – messa in ricordo dell’Ultima Cena, rito funebre e via crucis il Venerdì Santo e giorno di festa per la Resurrezione domenica – vi sono altri simboli e riti che differenziano dalla tradizionale Pasqua Cattolica: come riporta il focus di Sky TG24, il sabato i festeggiamenti cominciano a tavola, mentre bambini e anziani si recano in chiesa per far benedire i kulich, le Pashka e le uova. A mezzanotte poi «si accende il cero e si segue la croce portata in processione. Quando si sentono le campane suonare a festa, bisogna abbracciarsi per tre volte. Infine ha inizio la liturgia pasquale, che prosegue fino all’alba». Mercoledì e venerdì santo, secondo la tradizione della Pasqua Ortodossa, nel commemorare il tradimento di Giuda e la crocifissione di Cristo, è preferibile non mangiare nulla per tutto il giorno. Restano le differenze anche se da anni ormai le Chiese stavano trovando un canale di dialogo che avrebbe potuto portare ad un futuro ancora più di condivisione e meno di “distanza” tra le comunità cristiane: purtroppo la guerra ha interrotto tutto ciò, ma nulla è perso per sempre come ha ricordato lo scorso anno Papa Francesco nel suo Regina Coeli il giorno della Pasqua Ortodossa, «Porgo loro i miei auguri più cari. Cristo è risorto, è risorto veramente. Sia lui a colmare di speranza le buone attese dei cuori. Sia lui a donare la pace, oltraggiata dalla barbarie della guerra».