DA MOSCA – Quest’anno in Russia celebriamo la Pasqua il 17 aprile nella Chiesa cattolica e il 24 aprile assieme alla Chiesa ortodossa russa, proprio nel giorno in cui noi cattolici celebriamo la domenica della Divina Misericordia.
Questo non è un caso, ma è come se “l’ironia” di Dio ci costringesse a scoprire qualcosa di più profondo e impegnativo rispetto alle nostre opinioni e tradizioni: la Resurrezione è l’evento di misericordia, di pace e di speranza che unisce già ora tutti i cristiani, che vince l’odio, che ci predispone al perdono. Non è un caso che Paolo, soprattutto ai Corinti, ricordi che senza la Resurrezione la fede è vana, cioè inutile, priva di senso, non influente sulla vita.
Nel tempo di Quaresima mi ha accompagnato, tra l’altro, la lettura di una bella poesia, o preghiera che viene attribuita a Pasternak, e che ho proposto alla Via Crucis a Mosca: “Impara a perdonare… Prega per chi ti offende, / Conquista il male con un raggio di bene. / Vai senza esitazione al campo del perdono, / Mentre la stella del Calvario brucia. / Impara a perdonare quando l’anima è offesa / E il cuore è come una coppa di lacrime amare, / E sembra che la gentilezza sia tutta bruciata, / Ricorda come Cristo ha perdonato. / Impara a perdonare, / perdona non solo con una parola, / Ma con tutta la tua anima, con tutto il tuo essere. / Il perdono nasce dall’amore / Nella creatività di notti di preghiera. / Impara a perdonare. Nel perdono si nasconde la gioia. / La generosità guarisce come un balsamo. / Il sangue è stato versato sulla Croce per tutti. / Impara a perdonare in modo da poter essere perdonato anche te stesso”.
Il frutto maturo della Resurrezione nella storia è il perdono. In Paradiso non avremo più bisogno di perdono, ma qui sulla terra, nella storia ne abbiamo bisogno come dell’aria, più dell’aria, perché il perdono è il respiro dell’anima. Ecco perché la missione della Chiesa che scaturisce dalla Resurrezione è il perdono, la riconciliazione. Pietro ha bisogno di riconciliarsi con Cristo risorto e con i suoi. Il giorno dopo il sabato tutti sono presi da una strana frenesia, la Maddalena corre al sepolcro e poi dai discepoli, i discepoli corrono al sepolcro, increduli di quanto ha loro riferito la Maddalena. Tutti hanno bisogno di Gesù risorto, anche senza dirselo, anche senza esserne pienamente coscienti. Così come Gesù risorto ha bisogno dei suoi discepoli per continuare ad essere presente nella storia.
Ma solo lei (chissà perché?) resta al sepolcro, per Maddalena l’attesa certa di Gesù diviene memoria della carezza del perdono ricevuto, e così decide di restare là dove aveva visto per l’ultima volta quel corpo inanimato di Gesù. Hendel nella sua opera La Resurrezione fa dire alla Maddalena: “Mio Gesù, mio Signore, già che risorto sei, perché, perché ti ascondi agl’occhi miei? Può ben la fede, è vero, far che la mente adori il gran mistero; ma come può l’amore esser contento a pieno, se non manda il suo ben per gl’occhi al core? Vo’ cercarti per tutto; né sarà forse in vano, che da chi ben ti cerca, mai, dolce mio tesor, tu sei lontano”.
Sarà proprio l’incontro con Gesù risorto a dare a Maddalena la ricompensa al suo desiderio, la forza di una convincente testimonianza. Ma Maddalena non è gelosa di questo dono fattole da Gesù, Maddalena sa di doverlo condividere per non perderlo. D’ora in poi la missione personale affidata a Maddalena diviene missione comunionale per tutta la Chiesa, missione di perdono e riconciliazione. E questo è quello che permette di costruire nuovi rapporti. Senza perdono, senza riconciliazione le guerre lasciano solo orrori, gli errori divengono macigni, anziché costruire si aprono voragini sempre più incolmabili.
Nel tempo che segue alla Resurrezione fino all’ascensione al cielo, quei quaranta giorni sono come una nuova e definitiva “quaresima”, in cui si mostra come sarà il mondo fino alla fine: il rinnovarsi di un annuncio che la Chiesa non si stanca di ripetere con speranza: “Cristo è risorto, egli è veramente risorto!”. Dalla fede nel Risorto, testimoniata dalla Maddalena e dai primi discepoli, da quei quaranta giorni in cui Cristo, dopo la Resurrezione, ha accompagnato passo a passo i suoi in un nuovo e definito esodo si diffonde la storia di un popolo che ancora oggi annuncia con fede magari un po’ tremebonda la stessa gioia dei primi: “Cristo è veramente risorto! Egli è qui, qui come quel primo giorno dopo il sabato!”.
Cristo è vivo, presenza viva che ci accompagna nella nostra comunione, nella comunione della Chiesa. Questa è anche la speranza che abbiamo da offrire ai nostri fratelli uomini, speranza che come fiammella nella notte squarcia il buio delle nostre incertezze, delle nostre paure, delle nostre angoscia e disperazioni.
Cristo è risorto!
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