Chi era Pasquale Apicella, il poliziotto ucciso a Napoli mentre cercava di sventare un furto in banca, venendo travolto dall’automobile dei rapinatori? Il mondo delle forze dell’ordine è in lutto per l’assurda morte del 37enne agente scelto di Polizia che era in servizio nel capoluogo partenopeo dal 2017 ma che era entrato nel corpo dal dicembre del 2014: da allora Apicella era stato prima desinato all’ufficio del personale della Questura di Milano e un anno e mezzo dopo, nel giugno del 2016, era invece stato in servizio presso il commissariato Trastevere, ultima tappa prima del trasferimento a Napoli al commissariato Scampia (2017) e poi al commissariato di Secondigliano dove invece era arrivato solo lo scorso dicembre. Durante il tentativo di sventare la rapina tentata da tre uomini (di cui due sono stati fermati immediatamente dopo, mentre un terzo è ancora in fuga) che provenivano dal campo rom di Giugliano, in provincia di Napoli, Pasquale Apicella si trovava in servizio assieme a Salvatore Colucci, suo collega di volante e assistente capo, che a seguito dell’impatto si è invece salvato riportando solo alcune ferite.
CHI ERA PASQUALE APICELLA, IL POLIZIOTTO MORTO A NAPOLI
Ma mentre i riflettori si accendono sulla tragedia di questo poliziotto morto in servizio, c’è da registrare una tragedia nella tragedia: infatti il 37enne era sposato e aveva due figli piccoli, di cui uno di sei anni e l’altro di pochi mesi, una femminuccia che aveva visto la luce solamente lo scorso 10 gennaio. Della vita privata di Apicella non si sa molto ma alcune testate lo descrivono anche come “poliziotto e tatuatore” dal momento che l’uomo, quando svestita i panni delle forze dell’ordine, era un appassionato di tatuaggi e di dipinti sulla pelle che realizzava personalmente da vero e proprio artista. Sul suo profilo Facebook, quest’oggi inondato di messaggi di cordoglio e di affetto per la sua famiglia, è possibile osservare alcune foto delle sue creazioni e lo stesso Pasquale all’opera, mentre in uno dei post la vittima della rapina tentata a Napoli scriveva che, in piena emergenza Coronavirus, l’unica cosa positiva per lui è che finalmente avrebbe potuto godersi un po’ di più la sua piccola famiglia che si era appena allargata. “Coraggioso come un leone ma pure lavoratore instancabile e persona solare”, così lo descrivono amici e colleghi che anche attraverso le parole di Franco Gabrielli, capo della Polizia di Stato, si stringono attorno alla moglie e ai due figli.