MORTO PASQUALE GAETA DELLA COMUNITÀ QNEUD
È morto Pasquale Gaeta, il “santone di Acquapendente” che aveva lanciato la comunità Qneud con la compagna ed era finito a processo per vari reati. A stroncare il 67enne a Viterbo è stato un tumore. Era finito al centro di un’indagine dopo la denuncia di Virginia Melissa Adamo, la mamma di una delle due adepte che lo hanno accusato di violenza sessuale. Quindi, l’inchiesta si è soffermata sul periodo tra il 2018 e 2019 ed è alla base di un processo, la cui conclusione era prevista il 17 settembre, ma ora con la morte dell’imputato il processo si chiuderà senza stabilire se sia innocente o colpevole, in quanto con il decesso dell’imputato si estinguono i reati che vengono contestati.
L’avvocato Vincenzo Dionisi, legale della Adamo, non ha espresso alcun giudizio su Gaeta, la cui morte pone fine all’iter processuale, ma segnala al Corriere della Sera che, comunque, restano «i fatti e i documenti», oltre che il dolore della sua assista per la sua lunga battaglia per avere giustizia dopo aver “perso” la figlia, oltre a quello delle vittime.
LE ACCUSE CONTRO IL SANTONE DI ACQUAPENDENTE
Pasquale Gaeta si era trasferito 7 anni fa ad Acquapendente con la compagna, con cui creò la comunità Questa non è una democrazia, Qneud. Nella loro abitazione ospitavano giovani uomini e donne a cui dava lezioni del decalogo liniano, alcune regole e pratiche a dir poco discutibili, come quella di bere la propria urina per “purificarsi”. Le sue condotte misero nei guai il “santone”, in quanto fu accusato da sue discepole di maltrattamenti in famiglia ed esercizio abusivo della professione di psicologo. Al processo si costituirono parte civile una delle due adepte, la madre dell’altra e l’Ordine degli psicologi.
IL DOLORE DELLA “MAMMA CORAGGIO” DI MONZA
Virginia Melissa Adamo fu soprannominata “mamma coraggio” perché fu decisiva nel far emergere le condotte di Gaeta. Ad esempio, lanciò un appello tramite “Le Iene” per riallacciare i contatti con la figlia, ritenendo che fosse stata “plagiata” dal santone e allontanata dalla famiglia. Nell’incidente probatorio la giovane negò tutte le accuse, forse sotto l’influenza dello stesso “santone”. Il legale della mamma rimarca che questo procedimento ha comunque avviato un percorso per arrivare a una legge «che colmi il vuoto lasciato dall’abrogazione del reato di plagio».
Virginia Melissa Adamo si è lasciata andare a un duro sfogo sui social in cui ha spiegato che la conclusione di questa vicenda rappresenta l’esempio della lentezza della giustizia italiana.