Siamo tutti appesi a uno strumento incerto, il pass vaccinale. Tutti lo nominano ma non si sa bene cos’è. Anche perché ce ne saranno almeno due. Il primo, che il governo ha definito “green pass nazionale”, arriverà nella seconda metà di maggio; il secondo, quello europeo, andrà in vigore da giugno. Sarà dunque unitario, anche se ovviamente gestito a livello nazionale. Ci aiuterà o sarà un altro fallimento, del genere della App Immuni? Come si relazionerà a quello – o quelli – nazionali?



Tanto per cambiare e a dispetto di qualsiasi razionale riluttanza a trattarlo come l’uomo del destino… dipende molto, se non tutto, da Mario Draghi. Vediamo di capire perché. “In attesa del green pass europeo il governo italiano ha introdotto un green pass nazionale che permetterà alle persone di muoversi tra le regioni”, ha detto il premier. Aggiungendo: “Noi dobbiamo offrire regole chiare e semplici per garantire che i turisti possano venire da noi in sicurezza. A partire dalla seconda metà di giugno sarà pronto il green pass europeo. Nell’attesa, il governo italiano ha introdotto un pass verde nazionale, che entrerà in vigore già a partire dalla seconda metà di maggio”.



Bene, sulla carta. Però: innanzitutto, è necessario che il pass verde nazionale (ma poi perché verde?) sia compatibile con quello successivo, altrimenti immaginiamoci che caos nel procurarsi a distanza di tre o quattro settimane prima l’uno e poi l’altro. Dopo di che bisogna anche capire a cosa precisamente servirà quello nazionale, visto che già oggi – ed in realtà a partire dal 26 aprile 2021 – “sono consentiti gli spostamenti tra le Regioni diverse nelle zone bianca e gialla”. E poi occorre che questi pass possano essere rilasciati rapidamente a tutti i vaccinati … da quali autorità? E a chi ha fatto un tampone, con esito negativo, non oltre le 48 prima dell’inizio dello spostamento: scelta strana, perché è evidente che un vaccinato è in teoria immune e non può essere portatore sano, mentre chiunque si faccia un tampone negativo, dal primo minuto successivo al prelievo del tampone potrebbe essersi contagiato…



Comunque, in teoria, questi green pass prima nazionale e poi europeo dovrebbero essere rilasciati dai centri vaccinali, o dai loro coordinamenti regionali, ma sul territorio: non si può centralizzare il rilascio di un documento che riguarda tutti i cittadini ovunque residenti; ma non sembra facile che i centri riescano ad attrezzarsi per una mansione in più, visto che hanno e avranno tanto da fare già per la loro funzione primaria.

In che senso allora bisogna sperare in Draghi? Nel senso che l’unica strada affinché questo strumento sia efficace – e lo sia soprattutto nell’evitare che i no–vax vengano considerati alla stessa stregua dei vaccinati mentre la loro pur rispettabile scelta mette a repentaglio la vita del prossimo – transita per il coordinamento del governo italiano con l’Europa e di una serie di istituzioni e pubbliche autorità nazionali tra loro e, nuovamente, con l’Europa. Solo il centro di potere esecutivo rappresentato da Palazzo Chigi può cercare di mettere ordine un simile bailamme. Ammesso e non concesso che ci riesca.

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