In tempo di guerra sono sempre spuntati i lasciapassare e i salvacondotti, indispensabili per superare posti di blocco e confini. In tempo di Covid, e della relativa guerra, ecco adesso i pass vaccinali, buoni – ma forse non indispensabili, si vedrà… – per trasferirsi da Stato a Stato in Europa o tra regione e regione, in Italia.
Mentre l’Ue sta studiando la strada migliore per varare la sua green-card (cartacea o digitale, con app o Qrcode, attestante la vaccinazione o il recente tampone negativo o la guarigione dalla malattia), che comunque non farà comparsa prima dell’estate inoltrata, l’Italia ha annunciato il suo passaporto vaccinale, che dovrebbe consentire gli spostamenti tra regioni anche di colore diverso e quindi a diversa incidenza e pericolo di contagio. Suscitando inevitabili reazioni contrastanti. Da una parte (molti i presidenti di Regione, tra cui Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, forse il territorio più “attraversato” d’Italia) il favore di chi giustamente smania di tornare al più presto a una vita “normale”, fatta di spostamenti non solo di lavoro, ma anche per socialità e affetti; dall’altra le perplessità di parte del mondo politico e sanitario.
Trascurando la possibile, futura sovrapposizione tra pass nazionali e pass europei, la via italiana preoccupa gli esperti di sanità pubblica soprattutto per la ancora sconosciuta capacità di contagio anche da parte di soggetti vaccinati. Ma lascia dubbi anche per l’evidente discriminazione che sarebbe sancita tra vaccinati e non vaccinati, non per loro volontà, ma perché non ancora inseriti nelle fasce aventi diritto (“Una follia” ha commentato Vittorio Sgarbi). “Perché un nuovo documento? Non basta stabilire che chi è in possesso dei certificati attestanti la vaccinazione, o la guarigione, o un tampone negativo può fare certe cose? Basta burocrazia!” ha twittato Carlo Cottarelli. Ma arrivano critiche anche perché il pass aprirebbe le porte a eventi e probabilmente anche a grandi centri commerciali o altri luoghi di probabili assembramenti. In pratica, esibendo il pass italiano (si sta studiando la possibilità di agganciarlo alla app Immuni, lanciata alla grande ma mai davvero divenuta efficacemente operativa, visto l’abbandono dei tracciamenti) si potrebbe non solo circolare tra regioni gialle, arancioni o rosse, con eventuali controlli affidati alle forze dell’ordine, ma si potrebbe appunto partecipare a manifestazioni (come i concerti, ad esempio) ed entrare nei locali (teatri, stadi, discoteche) subendo un controllo da parte di addetti privati, senza quella “data protection” (dati sanitari, ovviamente) che invece a livello europeo si cerca in tutti i modi di salvaguardare.
Resta, comunque, la validità di esplorare qualsiasi strumento consenta di affrontare il nostro futuro post 26 aprile, con qualche “rischio calcolato”, come ha detto il premier Mario Draghi (“calcolato male” ha tranciato però l’infettivologo Massimo Galli), ma anche con qualche speranza in più. Fino ad allora gli spostamenti tra regioni sono consentiti solo per motivi di urgenza, lavoro o salute, espressi con un’autocertificazione. Dal 26 aprile quelli tra zone gialle saranno liberi: in più, con il pass ci si potrà muovere verso le regioni rosse o arancioni, anche per turismo. Chi non potrà ottenere il pass si potrà spostare solo con le regole attuali e potrebbe forse essere respinto agli ingressi di stadi e locali (e proprio in questo si evidenzia la possibile sperequazione, con un sotteso obbligo indiretto).
L’effetto più benefico del pass, comunque, dovrebbe agevolare proprio l’industria italiana più penalizzata dalle restrizioni dovute alla pandemia: il turismo. “Penso che proprio con questi pass si potranno rimettere in moto le nostre macchine, gli alberghi” conferma Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, che continua a sostenere anche la necessità di rendere gli hotel Covid-free, con le vaccinazioni a tappeto di tutti gli addetti, al pari della prospettata immunizzazione degli abitanti delle piccole isole, per renderle competitive nel difficile compito di riattrarre il turismo straniero. “La campagna vaccinale e la sua accelerazione – aggiunge Giorgio Palmucci, presidente Enit – sono essenziali per la ripresa del turismo nel nostro Paese: un pass di qualsiasi tipo potrebbe snellire le procedure di controllo. E in questo senso può avere certamente un effetto positivo”, aggiunge Giorgio Palmucci, presidente Enit.
Per ora, è meglio però non puntare sul pass più di tanto, visto che il meccanismo dev’essere ancora stabilito, a una settimana dalla sua ipotetica entrata in vigore. Non si sa ancora se il pass sarà un certificato, o un tesserino magnetico (magari come quello adottato nello Stato di New York, l’Excelsior Pass, disponibile con un’app che tutti possono scaricare), o se le informazioni potranno essere inserite nel vecchio tesserino sanitario. Più probabile che si arrivi entro il 26 a una soluzione provvisoria, in attesa di un pass più… pass.
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