Porto il bambino a fare pipì. Se posso portare il cane, farò fare al bambino pipì per strada, e forse avremo una mezz’ora d’aria. Ci hanno pensato, in una delle enne delibere straordinarie che possiamo ormai collezionare in fascicoli, e dunque sì, i bambini possono fare il giro dell’isolato, per mano a papà o a mamma, si badi bene.
Ma vivono insieme, magari dormono pure nel lettone! Si tratta di un assembramento, evidentemente, solo all’esterno. In casa, anche se il papà va al lavoro, se la mamma passa ore al supermercato senza mascherine (14, fino a 20 euro l’una, chi se le può permettere, quando ci sono?) ed entrambi possono portare il contagio tra le mura domestiche, il problema è passeggiare sotto casa, all’aperto. Come se il Covid-19 fosse un miasma, un effluvio velenoso che si spande nell’aria, e solo fuori casa, che la scia di un mangiamorte che ti succhia il respiro mentre cammini.
Ma davvero credono che chi ha un bambino in questo mese abbondante di clausura non l’abbia mai portato a fare due passi? O credono che tutte le famiglie italiane vivano in alloggi multivano, con terrazzi e giardinetto sotto casa, dove poter dare spazio alla fantasia e trascorrere piacevolmente il tempo tra le varie attività? Si sono abituati da troppo tempo a raccattare voti ai Parioli romani a nei pressi di via Montenapoleone a Milano, tanto per fare esempi.
Un giro nelle periferie, nei condomini alveare con alloggi di tre stanze in cui si vive in 5, 6, e sul balcone neanche lo stendino, non rende, fingiamo di dimenticare. Un bambino un mese chiuso in casa non può stare, per la sua salute fisica e mentale. A meno che sia malato. E non pensiamo a tante case dove si litiga, si urla, per non dir di peggio, dove in due o tre ci si attacca a turno al pc per svolgere un pesantissimo telelavoro. Una boccata d’aria! E dico di più: perché sotto casa? Dipende dove vivi, che casa hai. Sulla tangenziale? Ai bordi di una ferrovia, a fianco di una discarica? Perché non fare una passeggiata un po’ più lunga, e cercare territori meno angusti?
Quel che ci impongono, facendo leva sulla paura, è deprimente. Quel che richiedono, cambiando regolamenti giorno dopo giorno, non ha evitato il numero esorbitante di vittime, né dato speranza e certezze alla gente. E allora chiudono, nella foga di serrare ranghi già abbondantemente bucati. Chiudono le aziende, le fabbriche, chiudono tutte le attività, invece di distribuire protezioni adeguate per i lavoratori (quelle che arrivano non sono dispositivi autorizzati, abbiamo saputo oggi, e siamo alla farsa). Chiudono in casa i bambini, non sa a protezione di chi, se è vero, come dicono, che i bambini non si ammalano, e se si ammalano guariscono in fretta. O non è vero neanche questo? Come non era vero che servivano le mascherine, non era vero che servivano i tamponi…
Camminare, da soli, o con un bambino per mano, è respirare, aria pulita e un briciolo di normalità. E’ staccare, guardarsi intorno, sorridere a chi passa, da lontano, e sentirsi un popolo. I virus non saltano da un marciapiede all’altro, nessun virologo ingaggiato dal governo l’ha mai detto. Non ci sono untori che per strada si divertano ad alitare in faccia ai bambini malcapitati. Un po’ di ragionevolezza, anche se bisogna nascondere tante mancanze.
Stiamo vivendo una condizione dolorosa, terribile, dobbiamo essere saldi e non scordare il buonsenso, che a volta cozza col senso comune, soprattutto se viene fomentato dall’alto, in assenza di risposte puntuali ed efficaci. Poi, se ci sono furboni che approfittano dei bambini per scavalcare recinzioni di parchi e organizzare appuntamenti tra mamme per fare due chiacchiere, multe a gogò. Ci sono genitori che “affittano” i figli a un tot all’ora, per dare occasione di sgranchirsi e fare due passi? Ma la trasgressione delle regole non impone di aumentare le regole. Non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino. Efesini, capitolo sesto.