Corrado Passera, noto banchiere nonché ex ministro dello Sviluppo economico nel governo di Mario Monti, ha parlato in una intervista a La Stampa dell’ombra della recessione che aleggia sul nostro Paese: “Non è uno scenario inevitabile. L’Italia, per ora, cresce più degli altri in Europa. Abbiamo imprese reattive, siamo competitivi. Lo dimostra l’export: 600 miliardi in un anno, cifra mai vista”, ha affermato. I punti oscuri per il futuro dell’economia, tuttavia, sono numerosi.



“I tassi troppo alti ci metterebbero a rischio. Quanto quelli negativi erano un’anomalia prima, tanto ora dobbiamo stare attenti”, ha preannunciato l’esperto. Il riferimento è alla stretta della Bce, che potrebbe causare non pochi problemi per diversi motivi. “È da considerare che anche la Fed si muove al rialzo, ma l’inflazione americana è diversa. Deriva da un eccesso di domanda di un Paese con un alto debito privato. In quel caso l’aumento dei tassi è subito efficace”. Diversa la situazione per l’Europa. “Qui l’inflazione è generata dall’offerta, per cui questa mossa ha un effetto quasi indiretto”.



Passera: “Recessione evitabile, ma Bce minaccia imprese”. Il rischio di stagflazione

L’aumento dei tassi potrebbe essere controproducente, secondo Corrado Passera, non soltanto per la natura stessa dell’inflazione. “Coi tassi oltre un certo livello, si frena anche la crescita. La combinazione di inflazione e recessione si chiama stagflazione ed è il peggio che possa accadere in economia”, ha avvertito il numero uno di Illimity. “Visto che il picco dell’infezione sembra raggiunto, non potendoci distinguere troppo dai tassi mondiali, bisogna essere molto attenti nell’andare oltre nell’aumentarli”.



La risposta in merito a quale sia il limite da non oltrepassare è allarmante. “Non credo sia molto lontano dal livello attuale. La tenuta del mondo delle imprese può essere messa a repentaglio”, ha sottolineato l’ex ministro dello Sviluppo economico nel governo di Mario Monti. “Certo, le sofferenze nei bilanci delle banche sono ai minimi, ma ci sono 300 miliardi di crediti in osservazione. Sono di aziende che hanno già qualche problema e che hanno almeno parte del debito a tasso variabile”.