Un Venerdì Santo decisamente particolare è quello di Bergamo, città che più di tutte è stata straziata dal Coronavirus in queste settimane. Il vescovo della città lombarda, monsignor Francesco Beschi, ha voluto dunque celebrare la Passione del Signore Gesù presso la chiesa dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Nel giorno in cui la Chiesa ricorda la morte in croce di Gesù per salvare l’umanità, monsignor Beschi ha dichiarato: “Non è il grande dolore di Gesù che ci salva ma è il suo grande amore che trasforma la croce nell’albero della vita“. La morte non ha l’ultima parola, perché l’Amore ha vinto il male con la Resurrezione: questo è il messaggio di ogni Pasqua, ma che in questo Venerdì Santo risuona in modo particolarmente significativo a Bergamo.
Al fianco fianco del vescovo c’erano i sacerdoti di Città Alta e la comunità dei frati dell’ospedale. Tra i pochi presenti anche la dirigenza dell’ospedale. All’inizio della celebrazione, nel silenzio, monsignor Beschi si è prostrato a terra in preghiera, poi nell’omelia si è soffermato sull’immagine del giardino. Quello del Getsemani e quello che orna le pareti della chiesa dell’ospedale. E quello in cui nell’opera artistica su vetro ha fra le betulle il legno della croce con il Crocifisso. (Aggiornamento di Mauro Mantegazza)
Venerdì Santo: il silenzio delle campane
Altra caratteristica peculiare del Venerdì Santo è il silenzio delle campane. Nel giorno della Passione di Gesù, che ricorda la morte in croce del Signore, pure le campane delle chiese tacciono in segno di lutto. Possiamo però evidenziare una significativa differenza sotto questo aspetto fra il rito romano e il rito ambrosiano, diffuso in gran parte dell’Arcidiocesi di Milano e alcune zone limitrofe.
Infatti per il rito romano il silenzio delle campane al Venerdì Santo è totale: esse suonano per l’ultima volta la sera del Giovedì Santo, precisamente al canto del Gloria durante la Messa vespertina in Cena Domini, per poi tornare a suonare a festa solamente la sera del Sabato Santo durante la Veglia Pasquale, sempre al canto del Gloria, come segno dell’annuncio dei cristiani della resurrezione di Gesù. Nelle parrocchie che osservano il rito ambrosiano, invece, le campane suonano sino all’annuncio della morte del Signore, dunque fino alle ore 15.00 del pomeriggio del Venerdì Santo, dopo di che tacciono fino alla Veglia Pasquale, proprio come nel rito romano. (Aggiornamento di Mauro Mantegazza)
Venerdì Santo, le norme per il digiuno
Oggi è Venerdì Santo, il giorno della Passione di Gesù che ricorda la sua morte in croce. Di conseguenza i fedeli sono invitati al digiuno: vediamo allora quali sono le principali norme della Chiesa Cattolica su questo aspetto caratteristico del Venerdì Santo. I fedeli cattolici dai 14 anni di età in su sono dunque invitati all’astinenza dalla carne (sono ammessi uova e latticini), e quelli dai 18 ai 60 anni al digiuno ecclesiastico, che consiste nel consumare un solo pasto (pranzo o cena) durante la giornata. Oltre a questo, è ammessa soltanto una piccola refezione. Ci si può astenere dall’osservanza dell’obbligo della legge del digiuno per una ragione giusta, come ad esempio per motivi di salute. L’acqua e le medicine sia solide sia liquide si possono assumere liberamente. Dopo i 60 anni si richiede nuovamente solo l’astensione dalle carni.
Il digiuno si compie in segno di penitenza per i peccati di tutti gli uomini, che Gesù è venuto a espiare nella Passione proprio il Venerdì Santo, inoltre indica l’attesa dello Sposo, secondo le parole di Gesù in Matteo 9,15. Lo Sposo della Chiesa, cioè Cristo, viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini, ma i cristiani sono invitati a preparare con il digiuno l’evento del suo ritorno e della liberazione dalla morte tramite la Resurrezione. (Aggiornamento di Mauro Mantegazza)
Venerdì Santo, il giorno della Passione di Gesù
Uno dei momenti più toccanti e significativi dell’anno liturgico, è rappresentato dal venerdì Santo e quindi dalla passione di Gesù Cristo che quest’anno ricade nel giorno del 10 aprile 2020. Un momento di grande raccoglimento religioso che va in scena in tutto il mondo Cristiano nel corso della cosiddetta Settimana Santa ossia quella che porta al giorno di Pasqua e quindi alla resurrezione di Gesù. In particolare la passione di Gesù, ha inizio nella sera del giovedì santo ossia nel momento in cui viene celebrata la Pasqua ebraica da parte di Gesù insieme ai propri discepoli e quindi con l’arresto che come noto viene effettuato all’interno del Giardino del Getsemani in ragione del tradimento messo in atto da Giuda Iscariota il quale ha letteralmente venduto il proprio maestro per la somma di 30 denari. Gesù verrà quindi portato all’interno del palazzo del sommo sacerdote Caifa dove andrà in atto una sorta di processo Tenuto dal Sinedrio. Il processo andrà avanti per tutta la notte tra il giovedì santo e il venerdì santo che terminerà per la precisione il momento in cui si sentirà cantare il gallo ossia con l’alba ormai prossima. Tra l’altro, nel momento in cui canterà il gallo, si andrà a realizzare una profezia che lo stesso Gesù aveva confidato al suo principale discepolo Pietro, al quale aveva detto infatti che lui stesso lo avrebbe rinnegato per ben tre volte prima che cantasse il gallo. Il Sinedrio, dopo aver constatato secondo il proprio giudizio dello stato di colpevolezza da parte di Gesù, fa in modo che venga condotto immediatamente, nella mattinata del venerdì santo, alla presenza di Ponzio Pilato il quale aveva il potere di condannare a morte o meno una persona.
Pilato, dopo aver interrogato lungamente Gesù e non aver riscontrato alcun genere di peccato oppure di crimine nei confronti della legge romana, decise di inviarlo alla presenza di Re Erode il quale, tuttavia, dopo averlo interrogato velocemente, lo rimanderà nuovamente dallo stesso Pilato. Il console Romano non volendo entrare nella questione in quanto ritenendola esclusivamente di natura religiosa e quindi interna allo Stato di Israele, decise di chiedere al popolo cosa farne di Gesù. In particolare, siccome era tradizione per la Pasqua ebraica liberare almeno un prigioniero condannato a morte, mise il popolo davanti alla scelta se liberare Gesù oppure un ladrone di nome Barabba. Il popolo, stuzzicato dai tanti seguaci di Barabba che peraltro rappresentava un pericolo per la stabilità del governo di Roma in terra ebraica , fece in modo di far ritirare quest’ultimo. A questo punto Gesù venne prima deriso e torturato con tanto di flagellazione e quindi condannato alla crocifissione sul Monte Golgota insieme ad altri due persone ossia i due ladroni. Per Gesù quindi inizia un percorso di grande dolore fisico che vedrà il dover portare sul proprio corpo una croce lungo una via che condurrà al Monte Calvario conosciuto anche con il termine di Monte Golgota. Una volta arrivato sul posto, Gesù verrà crocifisso. La sua passione tuttavia non termina qui ma prevederà, nei giorni successivi, anche la sua gloriosa resurrezione dal Sepolcro che peraltro era costantemente sorvegliato dai soldati romani per impedire il compimento della sua profezia.
Gli altri Beati del giorno
Nel giorno del 10 aprile che in quest’anno vede cadere anche il venerdì Santo, si ricordano e si festeggiano tanti santi e beati che si sono fatti apprezzare nella loro vita terrena. In particolare si ricorda San Terenzio, San Africano, San Pompeo, Sant’Alessandro (tutti compagni e martiri), il beato Marco Fantuzzi, San Palladio vescovo della città francese di Auxerre, San Beda il Giovane, San Macario, il beato Antonio Neyrot e Santa Maddalena di Canossa.