La crisi dell’energia riguarda da vicino anche l’industria della pasta. Un settore sul quale ha inteso fare luce Cosimo Rummo, patron dell’omonima azienda campana che registra un fatturato di oltre 140 milioni di euro e un export in 58 Paesi del mondo. Attraverso le colonne de “Il Mattino”, Rummo ha raccontato senza filtri quanto sta accadendo nel settore industriale: “Lo scorso anno dice abbiamo avuto una bolletta energetica, tra gas ed elettricità, di un milione e 700 mila euro, pari a circa 141mila euro ogni mese. A marzo scorso, la bolletta è stata di un milione e 450mila euro. Sto parlando di un solo mese! E con gli aumenti previsti saliremo quasi a 2 milioni. Lo scorso anno ho firmato accordi con l’Eni per 15 centesimi a metro cubo, oggi il costo è salito a 2 euro e 60 centesimi, 21 volte in più”.



Numeri horror, da brividi, di fronte ai quali è abbastanza evidente concludere come la pasta, dinnanzi ai costi attuali dell’energia, rischi di vedere i suoi prezzi schizzare verso l’alto: “Ricordo che nessun pastificio durante l’emergenza Covid ha aumentato il prezzo dei suoi prodotti, pur essendo cresciuta del 500-600% la quantità di pasta venduta in quei mesi – ha spiegato ancora Rummo –. Non possiamo sostenere i vecchi prezzi al pubblico: siamo passati da 1,10-1,20 euro per un pacco da 500 grammi a un range compreso tra 1,30 e 1,49 euro. Temo che non sarà l’ultimo rialzo se i costi energetici non verranno ridotti”.



PASTA ED ENERGIA, UN BINOMIO CHE ODORA DI CRISI E DI INCERTEZZA

Riccardo Felicetti, amministratore delegato dell’omonimo pastificio e presidente dei pastai italiani, è stato intervistato dall’agenzia di stampa Adnkronos sullo stesso argomento (pasta ed energia) e non ha usato neppure lui troppa retorica per esternare i concetti più attuali: “Al momento sappiamo a malapena quanto costerà a settembre un container per spedire le nostre merci in giro per il mondo, abbiamo una penuria pazzesca di autisti per i trasporti a livello europeo, abbiamo serissime difficoltà per l’energia e non sappiamo ad esempio quanto costerà un metro cubo di metano a settembre, se il prezzo cambierà a ottobre e quali saranno le quotazioni che dovremo esprimere nei confronti dei nostri clienti”.



Da un anno a questa parte, nonostante gli sforzi profusi, le aziende non riescono ad addivenire ad alcun tipo di soluzione utile a risolvere il problema: “Ogni giorno dobbiamo trovare modi per garantire il lavoro e i prodotti sugli scaffali dei nostri clienti. Questa è una cosa che facciamo da secoli, nei periodi più duri e più bui come gli ultimi due anni di pandemia e cerchiamo di continuare a farlo, ma sta diventando sempre più difficile”.