Mentre in Italia serpeggia delusione fra i credenti per l’ulteriore rinvio alla ripresa della celebrazione delle Messe, negli Usa la situazione è altrettanto delicata e in Louisiana un pastore protestante già agli arresti domiciliari per avere violato le restrizioni dovute al Coronavirus ha sfidato ancora una volta la legge.



Tony Spell, pastore della Life Tabernacle Church, era stato posto agli arresti domiciliari con l’obbligo del braccialetto perché non aveva voluto promettere che avrebbe rispettato le norme di distanziamento sociale. In effetti, ieri il pastore Spell si è presentato in chiesa (alla presenza dei fedeli) e mostrando il braccialetto ha esclalamto: “Non mi voglio nascondere più. Doversi nascondere per questo in America è una vergogna”.



La NBC riporta questa notizia e ha intervistato Joseph Long, l’avvocato del pastore Spell. Il legale ha dichiarato che l’ordine restrittivo del giudice forza il reverendo a “smettere di pregare il Vangelo di Gesù Cristo con la sua congregazione”. Chiedere di promettere di non celebrare è, aggiunge sempre l’avvocato Long, “un ordine illegale che viola la Costituzione e che noi contesteremo”.

CORONAVIRUS, PASTORE ARRESTATO IN LOUISIANA: LE TAPPE DELLA VICENDA

A fine marzo il pastore Spell aveva presieduto una funzione con circa 500 persone, quando l’ordine del governatore della Louisiana vietava gli incontri con la presenza di più di 50 persone. La settimana successiva, eravamo alla Domenica delle Palme, una nuova funzione del pastore Spell aveva raccolto addirittura oltre 1200 persone. A quel punto è scattato l’arresto, che ha suscitato una forte protesta da parte dei fedeli della sua congregazione.



“Il mio diritto di pregare è garantito dal mio Creatore, non dal giudice, dal capo della polizia o dal governatore”, ha detto chiaramente Spell. D’altrone, è anche vero che la Louisiana è uno degli Stati degli Usa più colpiti dalla pandemia di Coronavirus: a ieri, i numeri parlavano di oltre 26000 casi e 1703 morti.

Anche in Italia d’altronde in questi giorni il tema fa molto discutere: l’episodio più clamoroso è avvenuto a Gallignano, in provincia di Cremona, dove la Messa è stata interrotta dai carabinieri, nonostante in quel caso la presenza di persone fosse davvero limitatissima. Nelle parole di don Lino: “Mi hanno contestato non è il fatto che ci fossero i fedeli ma che stessi officiando la Messa”.