Confermata, in Corte di Cassazione, la condanna a Vittorio Feltri e Pietro Senaldi, allora direttore di Libero, per aver dato della “patata bollente” a Virginia Raggi il 10 febbraio 2017, proprio sulla prima pagina del giornale. I giudici della quinta sezione, come spiega Adnkronos, hanno rigettato il ricorso dei due giornalisti e confermato la condanna già emessa dalla Corte di Appello di Catania, che li aveva visti obbligati a pagare una multa di circa 11mila euro. L’avvocato dell’ex sindaco di Roma, Alessandro Mancori, ha spiegato: “La questione ora si sposta sul giudice civile per quantificare il risarcimento del danno”.
Non si sono fatte attendere neppure le parole di Virginia Raggi. L’ex prima cittadina della Capitale, su Facebook ha così esordito: “Vi ricordate l’articolo che mi riservò Libero dal titolo “patata bollente”? Nonostante i tentativi di argomentare e minimizzare in ogni grado di giudizio, anche la Cassazione oggi ha confermato quanto già stabilito sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello”. Dunque, l’articolo che lei definisce “sprezzante, sessista ed ingiustamente lesivo della mia reputazione ed onore” sarà punito, poiché valutato come diffamatorio.
Virginia Raggi: “Mai ricevuto scuse da Feltri e Senaldi”
Virginia Raggi, dopo la decisione della Corte di Cassazione che vede condannati Feltri e Senaldi per aver definito “Patata bollente” la Raggi sui social ha proseguito: “Mi è stato più volte chiesto di chiudere in maniera bonaria, ma non l’ho fatto, volendo giungere all’ultimo grado di giudizio perché fosse cristallizzata la responsabilità penale di Feltri e Senaldi dai quali in questi anni non ho mai ricevuto alcun tipo di scusa”. Per l’ex sindaco di Roma, i due giornalisti con quelle parole sessiste non hanno offeso solamente lei, bensì tantissime donne: per questo lei definisce quella in Cassazione “una vittoria di tutti”. Sotto il post della politica del Movimento Cinque Stelle non sono mancati i commenti di giubilo ed esultanza oltre che complimenti per non aver mollato la presa, nonostante la battaglia legale duri ormai da circa sette anni.