La produzione di patate italiane sembra attraversare una complicata crisi, dovuta ad una serie di fattori difficilmente invertibili, il cui esito è quello di aumentare la richiesta estera dell’alimento, minacciando ulteriormente la produzione interna. Una crisi che è iniziata già lo scorso anno, secondo dei dati che riporta il Sole 24 Ore, quando si perse circa il 5% della produzione nazionale, ma senza una conseguente diminuzione della domanda.



Soffermandoci, invece, al 2023, la produzione nazionale di patate dovrebbe diminuire complessivamente del 20/25%, seppur fortunatamente la qualità è rimasta mediamente alta. Nel solo contesto della patata bolognese (eccellenza del nostro territorio), la produzione è diminuita del 30% a causa di un particolare parassita, chiamato elateridi. La conseguenza, forse ovvia, è l’aumento delle importazioni, che hanno raggiungo un 34% in più rispetto allo scorso anno, dato che non è diminuita la domanda di patate. A livello economico, le importazioni diminuiscono di circa 139 milioni di euro i guadagni per il mercato italiano, che salgono a 289 milioni se si considera i tuberi trasformati. L’ultimo, drammatico, effetto è quello di un aumento generale del prezzo alla rete, che secondo i dati di NielsenIQ ha raggiunto il 19% in più nel corso di agosto, ben superiore all’inflazione.



Perché la produzione di patate è in crisi

Insomma, la produzione di patate italiane è pesantemente minacciata e per dare una forma al fenomeno, il Sole 24 Ore ha interpellato Augusto Di Silvio, presidente di Unipa, ovvero l’unione nazionale dei produttori del tubero. Il fattore principale, spiega, è dovuto alle infestazioni di elateridi, vermi che si nutrono di tuberi e distruggono i raccolti. Similmente, le produzioni sono minacciate anche dal clima, come le violente alluvioni dell’Emilia-Romagna e le piogge primaverili.

Tutti questi fattori, oltre alla domanda di patate in Italia che è stabile, portano i produttori a “non piantarle più, passando ad altre colture per non perdere il raccolto e il relativo investimento”. Un problema, quello dei parassiti, nato già nel “2020 in concomitanza con il divieto all’uso di alcune sostanze chimiche nei campi” che ha colpito soprattutto l’Italia. “Come Copa-Cogeca”, ovvero l’associazione agricoltori e coop agricole europea, “stiamo cercando di ottenere che venga concesso l’uso di sostanze specifiche o che si spinga sulla ricerca di soluzioni più sostenibili dal punto di vista ambientale. Altrimenti”, conclude Di Silvio, “rischiamo di perdere il grosso della produzione di patate nazionale nel giro di tre o quattro anni”.