È stato condannato all’ergastolo Patrick Mallardo, che uccise a coltellate nella notte tra il 4 e 5 maggio dell’anno scorso il fidanzato della sua ex. Lo ha deciso il giudice Alessandro Conti del Tribunale di Parma, accogliendo la richiesta di condanna del pubblico ministero Fabrizio Pensa, che aveva chiesto questa pena in Corte d’Assise, contestando anche la premeditazione oltre che i futili motivi. Mallardo si era recato nell’ex mulino di Vicofertile (Parma), un edificio abbandonato in cui solitamente si trovava la sua compagnia, con uno zaino, al cui interno aveva un coltello e un cambio di vestiti. Questi elementi sostengono la tesi della premeditazione.



Lì uccise Daniele Tanzi, coetaneo di Casalmaggiore, fidanzato con Maria Teresa Dromì, ex dell’assassino. I difensori di Patrick Mallardo, gli avvocati Francesco Savastano e Raffaella Santoro, avevano chiesto l’assoluzione o il minimo della pena, sostenendo che il ragazzo non era capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Agli inquirenti, infatti, aveva dichiarato di non ricordare nulla della notte dell’omicidio.



OMICIDIO DANIELE TANZI, “PATRICK MALLARDO PROVATO…”

Mentre la coppia stava trascorrendo la notte nel mulino abbandonato, Patrick Mallardo salì in silenzio. Vide la coppia addormentata e si scagliò contro Daniele Tanzi, colpendolo con 33 coltellate che risultarono fatali. L’ex fidanzata, svegliata dalle urla del ragazzo, vide la lama dell’ex dirigersi anche contro di lei, che rimase ferita. Ora per quel brutale omicidio è stato condannato col massimo della pena. Ma oltre all’ergastolo, con la sentenza pronunciata questa mattina dal giudice Alessandro Conti è stato condannato al pagamento delle spese processuali.



“Abbiamo sentito la sentenza e la teniamo in considerazione. Attendiamo di leggere le motivazioni, ma siamo già orientati verso l’appello. Notiamo che è caduta la premeditazione ma è stata confermata l’aggravante dei futili motivi“, il commento della difesa. I legali hanno definito “provatoPatrick Mallardo, aggiungendo che “non ha ancora coscienza di quanto sta accadendo e del peso di una condanna del genere“. Durante il procedimento era stata chiesta una perizia per valutare le sue condizioni psico-fisiche, “elemento un po’ trascurato“, concludono gli avvocati.