Donne e uomini iraniani proseguono la protesta contro il regime, una generazione disposta a rischiare la vita per diritti e libertà. Dalla brutale morte di Mahsa Amini in poi, le strade di Teheran e delle altre città sono state riempite da una marea di persone per chiedere la fine della tirannia. Una generazione che sa lottare, secondo Patrick Zaki, e che non sarà fermata dal carcere o dalle torture.



Intervenuto su La Stampa, lo studente egiziano dell’Università di Bologna, che da più di due anni è accusato di diffusione di notizie false da parte dello Stato egiziano, ha fatto il punto sulla situazione in Iran: “Una situazione economica spaventosa, un livello pressoché inesistente di libertà, donne trattate come se vivessimo ancora nel lontano Medioevo, senza poter godere dei diritti di base: il popolo iraniano è sceso in strada gridando l’ormai famoso slogan della loro rivoluzione (Zahan Zahan Azidi, ovvero “Donne, Vita, Libertà”)”.



Il messaggio di Patrick Zaki

“Gli iraniani hanno scelto questo slogan ispirandosi al movimento per la liberazione dei curdi”, ha proseguito Patrick Zaki: “Il nome curdo e di Mahsa è “Jian”: significa vita, subito dopo la sua morte, è passato subito di bocca in bocca in tutto l’Iran. Mahsa non sapeva che sarebbe diventata la scintilla di un simile gigantesco movimento rivoluzionario che avrebbe coinvolto numerose città e paesi iraniani”. Patrick Zaki ha ricordato che Mahsa non è stata la prima vittima della tirannia iraniani, ma il suo caso ha avuto l’impatto più grande, tanto da spingere le donne in prima fila nelle proteste. Questa generazione aspira a cambiare in meglio le nazioni, ha aggiunto l’attivista trentunenne, ricordando la brutale morte di Mehdi Azari, anche lui studente a Bologna: “In comune avevamo molti sogni, obiettivi, propensioni e attività  […] Entrambi sognavamo la stessa libertà per i nostri Paesi, ma i nostri sogni sono stati spezzati. Io sono stato rinchiuso in carcere per due anni per il mio attivismo politico e a favore dei diritti umani, lui è morto per un Iran migliore per la sua generazione e per quelle future […] Avevamo entrambi un sogno, lo stesso che condividiamo con tutta la generazione di giovani uomini e giovani donne iraniane: ottenere la libertà e destituire quel regime efferato”.

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