L’abbiamo chiamato “oblio” nel titolo, avremmo potuto chiamarlo anche “strana dimenticanza”, o ancora “coincidenza”: sta di fatto che, da quando è emerso nella prima udienza del processo in Egitto contro Patrick Zaki che il capo di accusa principale è l’aver difeso in un articolo i cristiani coptidai soprusi dello Stato egiziano»), ecco che di colpo il “Free Patrick” che ha accompagnato nei mesi scorsi campagne mediatiche, appelli, prime pagine di giornali e talk show, si “ammutolisce” quasi tutto e rimane solo una «rinvio del processo», senza spiegare nel dettaglio cosa davvero sia successo.



Coincidenza, oblio, dimenticanza: può essere tutto, ovviamente, ma il sospetto che dietro alla minor “grancassa” offerta per il caso Zaki vi sia il contenuto dell’accusa lanciata contro lo studente residente a Bologna, è quantomai presente. Pensiamo solo un attimo se durante il processo a Mansura fosse emerso che il motivo per cui Zaki si trovava in carcere (senza alcuna motivazione resa pubblica, fino almeno ad oggi) era per le sue tesi sui diritti LGBT o per aver difeso il ruolo della donna in Egitto: ci sarebbero state paginate su paginate (giustamente, aggiungiamo noi) per illustrare il sopruso e la vergogna dello Stato egiziano. Siccome però è emerso che è cristiano e difende la sua confessione di copto, allora è come se “valesse meno”.



IL “DOPPIOPESISMO” DELLE BATTAGLIE “GIUSTE”

La nostra è una provocazione, intendiamoci, che potrebbe anche essere disattesa dagli sviluppi futuri del caso Zaki, ma permetteteci di formularlo almeno il dubbio. Siamo convinti che un arresto assurdo, sempre, per qualsiasi “motivo” viene effettuato, è un sopruso: che sia cristiano o chi per esso, non cambia nulla se la sua libertà viene compromessa. Certo, resta grave al di là di tutto se una persona viene arrestata per il suo solo credo religioso, stiamo parlando di un regime a tutti gli effetti fosse andata realmente così. È invece odioso quel “doppiopesismo” di chi crede che certe battaglie siano più “giuste” di altre: appena emerso che Zaki sarebbe stato arrestato perché nel 2019 scrisse un articolo sul sito “Darraj” in cui denunciava che «non passa mese senza che vi siano episodi contro i copti egiziani, da tentativi di spostarli in Alto egitto a rapimenti, chiusure di chiese o attentati dinamitardi», ecco che nei resoconti della stampa italiana (ad eccezione de “La Verità” che invece ha titolato proprio su questa “stranezza”), negli appelli di Sardine e sinistra, viene relegato a contorno il vero motivo dell’arresto-farsa. E questa sarebbe libertà di informazione?

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