Sono molteplici i grattacapi che Mario Draghi, di fatto nuovo presidente del Consiglio, si troverà ad affrontare in queste prime settimane di Governo nella Capitale. Fra questi, non manca peraltro il tema della riforma fiscale, puntualmente oggetto di confronti e di polemiche anche all’interno degli stessi esecutivi che negli ultimi anni si sono susseguiti alla guida dello Stato italiano. Si inserisce in questo filone il discorso relativo alla patrimoniale, tassa che, come suggerisce il nome stesso, colpisce il patrimonio, sia mobile che immobile: denaro, case, azioni, valori preziosi, obbligazioni.



Se ne parla da anni nelle stanze romane, ma mai una decisione definitiva è stata presa in tal senso e la maggior parte delle forze partitiche si è sempre detta contraria a una sua eventuale introduzione. Ricordiamo che la sua possibile apparizione sulla scena fiscale del nostro Paese è ritornata prepotentemente in auge negli ultimi mesi dell’anno appena andato in archivio, mediante un emendamento alla manovra vibratamente contestato e firmato da Nicola Fratoianni di Leu e Matteo Orfini del Pd.



PATRIMONIALE, UN “NO” QUASI UNANIME

Di fronte a tale ipotesi, si era registrata una netta presa di posizione da parte dell’uscente Governo Conte e dello stesso Partito Democratico, che non avevano minimamente vagliare la possibilità di istituire una patrimoniale. Quella proposta, peraltro, prevedeva un prelievo progressivo sui grandi patrimoni e aveva registrato anche il netto rifiuto del Movimento Cinque Stelle, anche se il suo fondatore, Beppe Grillo, non si era detto contrario e aveva provato a dare nuovo slancio all’iniziativa, scontrandosi tuttavia con il convinto e unanime “no” del Centrodestra al completo. Rammentiamo infine che il confronto tra i partiti sulla riforma fiscale si protrae ormai da svariate mensilità e che l’obiettivo del Governo Conte era quello di produrre entro il prossimo aprile una legge delega. L’indagine esplorativa avviata in Parlamento a gennaio, però, ha portato alla luce le numerose criticità che si palesano all’interno del sistema attuale, affatto trascurabili, né così piccole da poter essere trascurate. A Mario Draghi e al suo futuro esecutivo l’arduo compito di risolvere questa fase di impasse.

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