“Corte dei ContI, patrimoniale sì, ma attenzione ai doppi prelievi”. Forse c’è un pizzico di sintesi giornalistica di troppo nel titolo del Corriere della Sera, ma non al punto da mettere in discussione lo spunto di riflessione. Che non è certamente di merito: tanto più allorché Mario Draghi è al lavoro in queste ore molto più sulla sua agenda di politica economica che sulla composizione del suo esecutivo istituzionale. E la riforma fiscale si preannuncia come la prima azione di accompagnamento e supporto al Pnrr-Recovery Plan che il Premier incaricato si accinge a riscrivere daccapo.
La questione non è se il Governo Draghi introdurrà forme di tassazione straordinaria patrimoniale: le preparerà e deciderà il Premier, se e quando lo riterrà opportuno, motivandole davanti al Parlamento. Il punto è un’altro: perché – in queste stesse ore – ne parla in libertà Guido Carlino, presidente della Corte dei Conti? Perché – audito davanti alla Camera – il capo dei magistrati contabili ha definito “auspicabile” una patrimoniale?
Carlino, nominato dal Governo Conte lo scorso settembre, non ha mancato di rammentare lo scenario oggettivo della finanza pubblica in Italia: caratterizzata in modo endemico da sensibili fenomeni di evasione (soprattutto da parte dei lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti, ha risottolineato Carlino). Una situazione particolarmente critica in una fase in cui le necessità di sostegno e rilancio dell’economia imporranno la mobilitazione ulteriore di ingenti risorse pubbliche.
Analisi corretta: compreso anche il rilievo sull’esistenza di fatto di prelievi patrimoniali (Imu e bollo sul risparmio amministrato) che sarebbe sbagliato “duplicare” in caso di “patrimoniale generale”. Ma perché la sintesi approda direttamente alla raccomandazione (non richiesta) di inasprire la pressione fiscale sul versante patrimoniale?
La mossa appare impropria due volte. Lo è sul versante istituzionale perché le scelte di politica fiscale attengono letteralmente alla “politica” – Governo e Parlamento – e non alla magistratura (perché tale è la Corte dei Conti, organo di giurisdizione indipendente con rilievo costituzionale). In secondo luogo, se l’attività della Corte dei Conti ha un destinatario primo è l’amministrazione finanziaria (giustizia tributaria compresa): prima responsabile dell’enforcement della normativa di accertamento, riscossione e contenzioso. Ma invece che premere sulla burocrazia perché diventi più efficiente ed efficace, il magistrato agrigentino sembra ancora non trovare nulla di meglio che suggerire al Parlamento di far pagare più tasse ai contribuenti onesti.
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