Sempre più in rosso il bilancio demografico dell’Italia che continua a perdere “anni di vita attesa” che spettano in futuro agli italiani. In dieci anni abbiamo perso 184 milioni di anni di vita futura, pari a 2.2 anni a livello pro capite, come spiega Il Sole 24 Ore. La causa? Invecchiamento e saldo negativo tra nascite, decessi e migrazioni. Da qui al 2053, inoltre, rischiamo di perdere altri 3.7 anni di vita futura pro capite. Solamente con 506mila nuovi nati o con 802mila immigrati in più riusciremmo a mantenere il patrimonio demografico di oggi. A dircelo è lo studio del professor Gian Carlo Blangiardo, in passato presidente Istat. 



“L’intera popolazione al 31 dicembre 2023 deteneva un patrimonio demografico di 2 miliardi e 255 milioni di anni di vita da spendere in futuro”, spiega. Il patrimonio demografico consiste nel futuro, cioè nella somma degli anni di aspettativa di vita che spettano nel complesso agli italiani. Dunque oggi, secondo la ricerca, i 59 milioni di italiani hanno un patrimonio di 2.255 milioni di anni di vita. Questo dato deriva dal prodotto tra il numero di abitanti in ciascuna età e la loro corrispondente aspettativa di vita, distinta per genere. Il dato ci dice dunque che ciascuno abbiamo da vivere in media 38.2 anni a testa. Il calcolo è ovviamente teorico e viene realizzato ogni anno a partire dai dati Istat sulla popolazione residente.



Patrimonio demografico: così perdiamo anni di vita futura

Dall’analisi degli ultimi anni emerge che l’Italia poteva contare, dieci anni fa, su 2 miliardi e 439 milioni di anni in futuro, dunque 40.4 anni pro capite. Dunque, circa due anni in più “di futuro” ciascuno rispetto a oggi. Con il passare degli anni si è modificata infatti la struttura della popolazione: sono cresciuti i decessi e questo ha portato ad anni persi e si è ridotto inoltre il numero di nascite. Neppure l’immigrazione riesce a bilanciare le perdite, come sottolinea Il Sole 24 Ore. Nel 2023 il bilancio del patrimonio demografico risulta in perdita di 12 milioni di anni-vita e peggiora il risultato di dieci anni prima.



Secondo Blangiardo “quando le aride statistiche che ci documentano circa 190mila nati in meno tra il 2008 e il 2023, il dato si traduce in una perdita corrispondente di quasi 16 milioni di vita futura: questi anni avrebbero potuto essere immessi nel patrimonio del nostro Paese, della sua economica, del suo welfare, della vita cultura e di relazioni”. Il 54% degli anni che ci aspettano, circa 1.2 miliardi, verranno spesi dalla popolazione tra il 20esimo e il 67esimo compleanno a lavorare. Il contributo richiesto per l’estinzione del debito pubblico italiano, secondo gli esperti, sarebbe di 2.240 euro l’anno pro capite.