L’ex compagna di cella di Patrizia Reggiani, Loredana Canò, avrebbe tentato di sfruttare a suo favore le fragilità psichiche dell’ex moglie dello stilista Maurizio Gucci al fine di mettere le mani sul suo patrimonio? Sarebbe questa la visione del giudice dopo l’intervento del domestico cingalese della Reggiani. La sua ex compagna di cella si era installata nella milionaria villa milanese di Patrizia in qualità di “assistente” con tanto di contratto e alloggio.
Il domestico, però, avrebbe fiutato qualcosa di strano e, come riferisce Corriere della Sera, avrebbe fornito al nuovo amministratore di sostegno della Reggiani le prove utili, con tanto di audio, di come la Canò stesse “sfruttando la fragilità psichica” dell’amica milionaria con la quale nel 2012 ha condiviso la medesima cella (lei accusata di detenzione d’arma modificata e ricettazione, la Reggiani dell’omicidio Gucci). Secondo quanto stabilito ora dal giudice, Loredana Canò “attraverso vessazioni, violenze, ossessivo controllo e manipolazioni” avrebbe volto “a suo esclusivo vantaggio le importanti possibilità economiche della Reggiani”. Nel 1992 alla donna le fu asportato un tumore al cervello che le provocò delle importanti conseguenze neurologiche.
Patrizia Reggiani, giudice allontana ex compagna di cella: “via dalla villa”
La sentenza da parte della IX sezione del Tribunale civile di Milano è giunta nelle passata settimane ma è stata resa nota solo di recente. Il giudice, si apprende, ha emesso un “ordine di protezione” di Patrizia Reggiani, ovvero una misura con la quale la Canò è stata intimata ad allontanarsi dalla lussuosa villa dell’ex moglie di Gucci e non avvicinarsi più ai luoghi abitualmente frequentati dalla Reggiani. Finora, con la sua condotta, ha aggiunto il giudice Piera Gasparini, avrebbe “condizionato la vita privata” di Lady Gucci “al fine di manipolarla e orientarne la volontà”.
La misura è separata rispetto all’inchiesta in sede penale iniziata lo scorso aprile per l’ipotesi di circonvenzione di incapace e che vede indagati Canò assieme al precedente amministratore di sostegno e all’avvocato a capo della Fondazione beneficiata dal testamento della madre di Reggiani, Silvana Barbieri. In questo caso, infatti, si è trattato di un istituto civile che mira ad arginare “un grave pregiudizio all’integrità morale” di un convivente, per la prima volta legato da rapporti di lavoro.