Si diffondono in tutta Italia i “Patti Digitali”, vere e proprie “alleanze educative” tra genitori, educatori ed enti locali. Milano, Bergamo, Udine e adesso anche Torino, con 50 forme raccolte tra le famiglie: sempre più diffuse le soluzioni di questo tipo, per proteggere i propri figli dalla digitalizzazione precoce. Una trovata diversa rispetto a quella di San Marino, dove il Parlamento ha approvato una proposta di legge cittadina per vietare il possesso di smartphone e tablet ai bambini con meno di 11 anni. Non sono chiari ancora i limiti, come ad esempio i luoghi dell’applicazione.



In Valle d’Aosta, il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità, nei giorni scorsi, una mozione che vieta l’uso dei cellulari in tutte le aule di scuole medie e superiori. L’obiettivo anche qui è quello di proteggere i più piccoli dall’uso indiscriminato e sregolato della tecnologia. Infatti, come dimostrano i dati di Save the Children del 2023, un bambino su 3 fino ai 10 anni utilizza uno smartphone. Il 78.3% dei giovanissimi tra gli 11 e i 13 anni ha accesso a Internet tutti i giorni, spiega La Stampa.



Patti digitali: “Con i giovani un percorso di dialogo”

I Patti Digitali, condivisi a livello nazionale, ha nnotre principi base. Il primo è quello di decidere insieme il momento in cui consegnare lo smartphone ai propri figli, ma preferibilmente non prima della seconda media. Il secondo è partecipare ai momenti di educazione digitale dei propri figli. Il terzo, regolamentare l’utilizzo dello smartphone e degli altri dispositivi digitali. “Dobbiamo diffondere consapevolezza tra di noi” spiega Elisabetta Coccia, tra le fondatrici del nuovo Patto a Torino. E ancora “Renderci conto noi adulti per primi che questi strumenti danno dipendenza. Dobbiamo incontrarci e ragionare insieme”. Coccia prosegue: “Bastano alcune semplici regole: allontanare i cellulari quando si mangia, o spegnerli tutti a una certa ora della sera. O ancora, durante un picnic, pensare a delle alternative agli schermi da proporre ai nostri figli”.



Cosa possono fare i genitori per proteggere i propri figli? I problemi come isolamento, distrazioni e ancora pericoli della rete sono sempre più frequenti. Come spiega a La Stampa Stefania Garassini, docente dell’Università Cattolica di Milano, “i genitori spesso anticipano la scelta come regalo per la Comunicazione o a fine elementari, senza esserne convinti. Si sentono soli davanti alla sfida dell’educazione digitali. Ma non deve esserci un atteggiamento negativo verso lo strumento: va compreso spiegato. Solo a quel punto si può intraprendere un percorso di dialogo con i giovani nell’uso e del consumo del mezzo”.