Come ha ricordato domenica Paolo Gentiloni, ospite della trasmissione In mezz’ora, ancora manca un accordo sulla riforma del Patto di stabilità e crescita. Il rischio che si profila all’orizzonte è quello del ritorno dal 1° gennaio 2024 alle vecchie regole che, a giudizio dello stesso commissario europeo agli Affari economici, “non sono adeguate perché sono troppo severe al punto che non vengono applicate”. Senza dimenticare il fatto che l’Italia, avendo basato la Legge di bilancio 2024 su un extra-deficit, inizierebbe il nuovo anno con non poche difficoltà. Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, confessa di non saper bene «come esprimere lo stupore per il fatto che si preconizzi un ritorno a regole disastrose che non sono state pensate per affrontare un periodo di crisi: anzi, finiscono per ostacolare ogni intervento che possa alleviare le difficoltà, finendo per aggravarle. Ci dovrebbe essere una petizione di principio logico contro il ritorno a queste regole, per fare in modo che ce ne siano di nuove in grado di favorire la crescita che oggi tutti auspichiamo in Europa».
Finora, però, non si è trovato un accordo su nuove regole. Gentiloni rappresenta la Commissione che ha presentato una sua proposta di riforma, cui è seguita una controproposta tedesca e un recente tentativo di mediazione da parte spagnola…
Come si usa dire in economia, questo è un gioco a somma nettamente negativa. Se vogliamo ancora parlare di Europa dobbiamo fare in modo che possano riprendersi i Paesi più in difficoltà, così che ne possano beneficiare anche quelli che vanno meglio. Se uno Stato attraversa una crisi, il Governo dell’Ue deve fare in modo che ci siano regole che consentano di arrivare a un equilibrio che è nell’interesse di tutti. Per fare un esempio, se i consumi delle famiglie italiane si riprendono può aumentare anche la domanda di beni prodotti in altri Paesi dell’Ue.
Come si può arrivare a regole che tengano conto di questi fattori senza tra l’altro, come si vuol fare, rivedere i Trattati?
Siamo in una situazione in cui potrebbe essere utile il paragone con altre realtà, a partire dagli Stati Uniti, che in questa fase sono un esempio di economia che sta crescendo nonostante i tassi di interesse in rialzo.
Gli Stati Uniti crescono anche grazie a un forte stimolo fiscale pubblico…
E qui arriviamo a un’annosa questione europea: possiamo immaginare una politica economica fondata esclusivamente sulla politica monetaria? La risposta è negativa. È chiaro che occorre una politica di stimolo della domanda interna europea, perché altrimenti qualche Paese soffrirà di più, ma alla fine a indebolirsi sarà tutta l’Europa.
Quindi, a suo avviso, occorre creare un nucleo di vera politica fiscale comune europea prima di pensare a nuove regole sul Patto di stabilità?
Proprio così. Diamo spazio alla fantasia politica per trovare la modalità concreta per farlo.
Alla luce di quanto sta dicendo non sarebbe meglio optare per un’ulteriore sospensione delle regole piuttosto che tornare a quelle vecchie o raggiungere un compromesso che rischia di essere al ribasso?
Sono d’accordo. In questo momento non ci corre dietro nessuno e abbiamo bisogno di manovre che siano genuinamente europee. Non all’insegna dello spendi e spandi, per carità, ma è chiaro che se il potere d’acquisto delle famiglie è così in pericolo è fondamentale che a livello europeo ci sia uno sguardo almeno di medio periodo che consenta di “passare la nottata”.
In diverse occasioni è stata evidenziata l’importanza di sfruttare appieno le potenzialità del Pnrr. Gentiloni ha spiegato che, secondo le stime della Commissione europea, “il Pnrr per l’Italia vale circa lo 0,5% di crescita all’anno”. Cosa ne pensa?
Visti i chiari di luna e le previsioni che si leggono in questo periodo, un impulso dello 0,5% sarebbe importante, quindi è bene che si lavori a testa bassa per la messa a terra del Piano. Non dobbiamo, inoltre, trascurare il fatto che le economie crescono sulle aspettative. E accelerare sul Pnrr non potrebbe che dare un segnale positivo anche su questo fronte.
(Lorenzo Torrisi)
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