Ieri Olaf Scholz ha incontrato Mario Draghi e, durante la conferenza stampa, ha evidenziato che a suo modo di vedere il Patto di stabilità finora ha funzionato e ha dimostrato di avere una certa flessibilità. Parole che suonano in contrapposizione rispetto a quelle pronunciate la scorsa settimana alla Camera dal Premier italiano (le regole del Patto di stabilità “non sono andate bene. Erano pro-cicliche, hanno aggravato i problemi dei Paesi che si trovano in crisi, non hanno sostenuto i Paesi che ne avevano bisogno”). Dal canto suo, l’ex Presidente della Bce ieri ha detto di ritenere che sarà possibile trovare un’intesa per riformare tali regole. “Forse sono ottimista ma mi sembra un campo più facile da affrontare di altri”, ha aggiunto.
Al momento pare essersi formato un asse tra Roma e Parigi per fare in modo che alcuni investimenti, specie quelli legati alle transizioni ecologica e digitale, possano essere scomputati dal deficit/Pil. Ma sarà importante convincere Berlino della bontà di questa proposta. «Credo – ci dice Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano – che la posizione di Italia e Francia sia corretta, anche perché se si vuole migliorare il processo di transizione è fondamentale che venga accompagnato da una politica di investimenti sia privati che pubblici. In una visione sana di mercato, fornire tutte le infrastrutture, comprese quelle tecnologiche, che possono moltiplicare le opportunità di relazioni, e di conseguenza di scambi, non può che essere guardato con favore».
Al di là delle dichiarazioni di Scholz, pensa che questa posizione possa incontrare il favore della Germania?
Io ho l’impressione che in Germania sia cresciuta l’attenzione ai gruppi sociali che sono o potrebbero diventare più fragili, che vanno da alcune categorie di pensionati ai giovani che molto spesso si trovano a ricadere in famiglie in difficoltà: la povertà relativa tedesca è più alta di quanto ci si immagini. Berlino ha la possibilità di fare quello su cui ad altri Paesi è chiesta più attenzione: aumentare la spesa corrente. E ovviamente il genere di investimenti proposti da Francia Italia, che possono anche migliorare il sistema educativo, e quindi le opportunità di occupazione dei giovani, non possono che essere guardati con favore dalla Germania. Tra l’altro credo non avrebbe nulla in contrario a facilitazioni riguardanti gli investimenti nel sistema sanitario.
Mentre il dibattito sul futuro del Patto di stabilità andrà avanti potremo sempre contare sul supporto della Bce che è stato fondamentale in questi anni?
Negli Stati Uniti ci sarà una sorta di staffetta tra la politica espansiva monetaria della Fed, che verrà sempre meno, e la politica fiscale dell’Amministrazione Biden fatta di mega-piani di investimenti, sempre che quest’ultima non venga ostacolata dal Congresso. In Europa è quasi sicuro che la Bce seguirà le orme della Fed, ma non c’è lo stesso tipo di coordinamento con la politica fiscale esistente negli Stati Uniti.
È possibile, quindi, che, stanti le stime sull’inflazione della stessa Bce (+3,2% nel 2022), possano esserci pressioni perché vengano ristretti gli acquisti di titoli di stato l’anno prossimo?
Sì, probabilmente non mancherà un po’ di tensione sullo spread. Credo che da parte del Tesoro si potrà continuare a limitare i danni allungando il più possibile le scadenze delle nuove emissioni di titoli di stato. Questo aiuterà a gestire meglio il debito pubblico.
Secondo lei, ci sarà un rialzo dei tassi da parte della Bce?
Molto probabilmente no, anche se Fed e Boe si stanno muovendo, o si sono già mosse, in quella direzione. Secondo me, la Bce cercherà semmai di fare in modo di smuovere il finanziamento al credito alle Pmi, in particolare quelle coinvolte nei processi di transizione ecologica. È evidente, infatti, che l’aver stabilito tassi negativi sui depositi delle banche presso l’Eurotower non è servito come incentivo alla concessione di prestiti.
In che modo potrebbe agire la Bce per raggiungere questo obiettivo?
Potrebbe acquistare green bond, facendo quindi in modo che ci siano dei tassi agevolati, rispetto a quelli di mercato, per gli investimenti ambientali. Gli strumenti per una politica che consente di operare con finanziamenti selettivi ci sono. Probabilmente per la Bce si sta per aprire una stagione in cui la parola d’ordine sarà essere selettivi sulla base di obiettivi che si danno a livello europeo.
(Lorenzo Torrisi)
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