Il 9 giugno a Bruxelles potrebbero arrivare importanti cambiamenti. Su tutti, l’approvazione della riforma del Patto di Stabilità e crescita. Sul tavolo ci sono varie novità come la proposta del Consiglio dei Ministri Ue, frutto del compromesso del 21 dicembre scorso, che si sta confrontando con la posizione negoziale del Parlamento europeo, spiega La Verità. Un recente documento riservato redatto dalla Commissione per gli europarlamentari descrive le posizioni negoziali: da questo emergono scenari temporali con impatti vari sul rientro del deficit e del debito nel nostro Paese.
Durante un primo incontro interlocutorio del 17 gennaio scorso, i sei relatori, tra cui Antonio Maria Rinaldi della Lega, si sono confrontati con Gentiloni e con l’ambasciatore del Belgio, rappresentante del Consiglio. Gli europarlamentari sono convinti che la posizione del Consiglio vincerà con un approccio che non lascerà margine all’Italia. Come spiega La Verità si è tenuto un incontro anche ieri sera e ci saranno altre tappe a breve: il 2 febbraio, poi il 6 e il 9. Tutte, con l’obiettivo di definire i tempi e le condizioni del Patto di Stabilità.
I tempi per la riduzione del deficit e del debito
Il lavoro degli europarlamentari porta alla luce un aspetto decisivo: la lunghezza dell’arco temporale in cui bisogna ridurre deficit e debito in rapporto al Pil. Il Consiglio punta su quattro anni, in un periodo estendibile fino a sette. L’Europarlamento ha proposto che per il periodo iniziale avvenga solamente una stabilizzazione del debito/pil: il decremento dovrebbe arrivare entro dieci anni. Per il deficit/pil si chiede invece l’eliminazione dell’obiettivo del saldo strutturale di bilancio all’1.5%
Lo scenario a quattro anni obbligherebbe l’Italia a ridurre il saldo strutturale primario di bilancio di 1.2 punti percentuali per ciascun anno, anziché 0.7 annui per sette anni. A decidere sul piano di aggiustamento a quattro o sette anni sarà la Commissione al termine di un processo negoziale con lo Stato membro. L’ultima parola spetterà però proprio all’Ue. Un discorso simile va aperto per quanto riguarda la riduzione del debito/pil: il percorso a sette anni sarà meno ripido.