GOVERNO MELONI RAGGIUNGE ACCORDO CON STELLANTIS: NASCE IL “PIANO ITALIA”
Si chiama “Piano Italia” ed è il frutto di un lungo lavoro comune di Governo (tramite il Ministero delle Imprese e del Made in Italy) e Stellantis, l’azienda nata dalla fusione di Fiat-FCA e Peugeot-PSA: nel vertice decisivo ieri a Palazzo Piacentini, sede del MIMIT, i Ministri Urso, Giorgetti e Calderone hanno sottoscritto con il responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, il “patto” per investimenti nei vari stabilimenti italiani del gruppo automotive. Dopo gli ultimi mesi di forti difficoltà per la crisi globale del settore automotive, il Governo Meloni aveva puntato il dito sulla gestione a livello europeo della precedente Commissione Ue in materia di “norme green”, ma criticando anche Stellantis per mancata strategia di contenimento della crisi, avallando invece potenziali licenziamenti e ridimensionamenti degli investimenti.
Con il “Piano Italia” Stellantis conferma l’impegno per gli stabilimenti italiani, con più investimenti e garanzie ottenute dal Governo di provare a ridurre l’impatto delle scadenze rigide dell’Unione Europea sul fronte motori endotermici e corsa all’elettrico: «Ora possiamo rimettere sulla giusta strada l’auto italiana e europea, possiamo farlo da oggi in Italia, dobbiamo farlo insieme in Europa», ha detto il Ministro del MIMIT Adolfo Urso in conferenza stampa martedì al termine del tavolo con gli altri Ministri e i rappresentanti europei di Stellantis. Occorre superare le politiche ultra-rigide dell’Europa su “Green Deal”, ha poi aggiunto il Ministro delle Imprese, provando invece l’approccio “ispirato” dalla Premier Giorgia Meloni, «più pragmatismo e realismo», coniugando sostenibilità ambientale con le esigenze produttive e sociali. Decisivo per convincere Stellantis dell’impegno concreto del Governo è l’adesione al “non-paper” in Europa che impegna l’anticipo sulle modifiche alle regole verso il 2035 (l’anno in cui secondo il disegno ecologista europeo si sarebbe dovuto vendere solo auto elettriche). Lato Stellantis, il responsabile europeo Imparato al tavolo col Governo mette la faccia per l’accordo a lungo termine: «Il tempo è venuto per noi, Stellantis, di fare squadra con l’Italia per affrontare le sfide esistenziali sottovalutate da alcuni in Europa».
COSA PREVEDE IL PIANO STELLANTIS-GOVERNO: INVESTIMENTI, SCADENZE E RILANCIO INDUSTRIALE
2 miliardi di investimenti complessivi per il 2025, la promessa di investire negli stabilimenti italiani, annunci di vetture ibride e arrivo per il 2028 della piattaforma “Small” per le city car Stellantis nella fabbrica di Pomigliano d’Arco: il “Piano Italia” siglato ieri al MIMIT prevede che tutte le imprese italiane ex Fiat rimarranno attive e non saranno chiuse, con capacità produttiva che dal 2026 è destinata a crescere grazie ai nuovi modelli messi in campo dall’azienda italo-francese-americana.
Tra le principali novità del piano Stellantis-Governo vi è la produzione della nuova 500, la nuova Pandina e altri modelli ibridi ed elettrici: per il 2025 i 2 miliardi di investimento sono destinati ai siti italiani, con 6 miliardi previsti di acquisti a fornitori operanti nel nostro Paese. È stata poi confermata la salvaguardia dei livelli occupazionali direttamente collegata agli investimenti produttivi che saranno implementati dopo questa firma del “Piano Italia”: non solo, l’impegno di Stellantis è lavare processi di nuovi inserimenti con l’aggiornamento e la riqualificazione delle persone operanti nel gruppo automotive italo-francese. Da ultimo, informa il MIMIT, Stellantis prenderà parte ad ACEA per contribuire assieme alle istituzioni di Italia e UE per il piano di automotive, seguendo il quadro delineato dal “non-paper” del Governo Meloni. Stellantis ha fatto sapere di voler investire in Italia seguendo il proprio piano industriale con piene risorse proprie, «senza qualsiasi forma di incentivo pubblico alla produzione» al netto delle difficoltà evidenti presenti nel settore a livello europeo. Il “Piano Italia” – qui tutte le decisioni principali, ndr – prevede un patto per ogni impianto produttivo italiano: da Pomigliano a Mirafiori, passando per Cassino, Melfi, Atessa, Modena e Termoli.
LE PRIME CONSEGUENZE AL “PIANO ITALIA” TRA STELLANTIS E GOVERNO: ELKANN ANDRÀ IN PARLAMENTO PER AUDIZIONE. LANDINI BOCCIA L’ACCORDO
Il 2025 rimarrà un anno molto ostico, «durissimo» – ammette Imparato nel commentare l’esito dell’accordo raggiunto con il Governo – in quanto vi sarà il ricorso alla cassa integrazione per migliaia di lavoratori. Un piano però al momento c’è e l’impegno delle parti pure per raggiungere l’obiettivo comune del “no licenziamenti” e della necessaria crescita industriale e produttiva: qui tornerà decisivo l’apporto delle istituzioni UE, con il Governo italiano che pressa Bruxelles affinché si possano rivedere ampiamente gli obiettivi stilati dal “Green New Deal”. Senza invertire la rotta di crescita e produzione, l’automotive rischia di sopperire (come dimostra la parallela crisi del colosso tedesco Volkswagen) sotto l’elettrico made in China.
Tra le prime conseguenze dell’accordo Stellantis-Governo vi è il clima di rasserenamento tra il management ex Fiat e Palazzo Chigi: dopo gli scontri degli scorsi mesi, culminati con le polemiche sulle dimissioni dell’ex amministratore delegato Tavares, il Presidente e CEO di Stellantis interverrà in Parlamento in audizione. Lo ha annunciato lo stesso John Elkann durante la conversazione telefonica con il presidente della Camera Lorenzo Fontana: dopo le richieste giunte a metà novembre, il n.1 di Stellantis interverrà nelle commissioni competenti per illustrare l’evoluzione del settore automotive in Europa e nel nostro Paese. «Il dialogo risulterà ancora più esaustivo e di questo non posso che esserne lieto», ha spiegato il Presidente Fontana all’ANSA.
Chi invece è profondamente critico sull’accordo raggiunto tra Governo e Stellantis è il leader della CGIL Maurizio Landini (già contestato a suo tempo dal Centrodestra per non essere stato particolarmente “incisivo” nell’evidenziare eventuali criticità nella gestione del gruppo automotive guidato dal patron del Gruppo GEDI-Espresso): «non è un piano industriale ma solo transitorio, non vi sono certezze sul futuro», è il commentato del segretario generale del sindacato “rosso” ai microfoni di SkyTg24, «il 2025 rimarrà un anno di cassa integrazione». Dopo le dimissioni dell’ex ad Tavares, con relative polemiche sulle sue buonuscite, Landini lamenta che per gli operai Stellantis lo stipendio «resta di poco sopra i 1000 euro».