Il Parlamento europeo lavora a nuove regole sull’immigrazione per evitare una nuova crisi migranti. La situazione in Tunisia e l’aumento degli sbarchi fanno temere, infatti, una nuova emergenza che possa essere peraltro sfruttata dai regimi autoritari. Non c’è ancora un accordo, ma c’è una importante consapevolezza su asilo e immigrazione: le regole attuali, che risalgono al 2013, cioè il cosiddetto Regolamento di Dublino, non funzionano. La gestione delle frontiere esterne è intasata e se ne occupano pochi Paesi, ci sono decine di migliaia di arretrati per quanto riguarda le procedure d’asilo e i rimpatri sono pochissimi. “Gli arrivi in Italia sono triplicati rispetto all’anno scorso, l’UE sta fallendo nella sua politica di rimpatrio e le strutture di accoglienza sono a pieno regime in tutta Europa. Senza rendercene conto, stiamo scivolando irrevocabilmente verso una crisi migratoria”, il monito del leader del PPE Manfred Weber. I deputati del Parlamento Ue ieri hanno concordato la posizione per iniziare i negoziati con gli Stati membri, modificando la proposta della Commissione per riuscire a soddisfare tutti. La parola d’ordine è “equilibrio tra solidarietà e responsabilità”.
La riforma sui migranti ha quattro pilastri, spiega L’Opinion. In primis, regole di identificazione e controlli di sicurezza, vulnerabilità e salute sulle persone che arrivano in modo irregolare. A tal proposito, si ritiene necessario un controllo, da parte di organismi indipendenti, dei diritti fondamentali dei migranti per garantire che non vengano respinti prima di aver avuto la possibilità di presentare la domanda di asilo. Il secondo pilastro è la gestione dell’asilo e della migrazione: la riforma intende migliorare gli attuali criteri di Dublino per ripartire meglio la responsabilità degli Stati nel trattamento delle domande di asilo. Si pensa ad un “meccanismo di solidarietà vincolante” per aiutare i Paesi sotto pressione migratoria e dopo operazioni di salvataggio in mare. Il terzo pilastro riguarda le situazioni di crisi con “improvvisi arrivi di massa” di migranti. Alla luce di una valutazione della Commissione europea, ci sarebbero “ricollocamenti obbligatori e deroghe alle procedure di screening e di asilo”. Infine, l’ultimo pilastro: bisogna accelerare la concessione dei permessi e facilitare le procedure amministrative per i residenti di lungo periodo.
PATTO SULLA MIGRAZIONE, LA RIFORMA UE: LE REAZIONI
“Il Parlamento ha abbandonato l’idea di mettere gli obblighi al centro del testo, questo è stato un cambiamento importante per ottenere un accordo con i Paesi riluttanti”, ha dichiarato uno dei relatori, l’eurodeputato di centrodestra del Partito Popolare Europeo (PPE) Tomas Tobé, in conferenza stampa. Ma la destra nazionalista (ECR) e l’estrema destra (ID) si oppongono a questa riforma. La distribuzione dei migranti in caso di crisi “è una negazione totale della sovranità dei nostri Stati”, ha dichiarato Jean-Paul Garraud, presidente della delegazione RN al Parlamento europeo. A preoccuparlo il fatto che “prevalgono i diritti fondamentali dei migranti che, quando vengono applicati, impediscono il filtraggio consentendo tutta l’assistenza possibile e facilitando il ricongiungimento familiare. Avremmo potuto immaginare un controllo dell’età dei migranti attraverso un test osseo, ma questo è un tabù”. L’auspicio della maggioranza degli eurodeputati è che i capi di Stato raggiungano un accordo prima di giugno, in modo che i negoziati a tre possano iniziare quest’estate e concludersi entro la fine dell’anno. Il Patto per l’asilo e la migrazione, che l’UE-27 vuole vedere completato al più tardi all’inizio del 2024, prima delle elezioni europee, potrebbe avanzare nelle prossime settimane. Le prossime discussioni saranno difficili e non è certo che si possa raggiungere un consenso sul patto in meno di un anno.
NIENTE FONDI UE PER MURI ANTI MIGRANTI MA…
Ma questa settimana a Strasburgo le file della destra europea hanno esultato perché è stato infranto un tabù: il finanziamento dei muri dal bilancio dell’Ue ha ottenuto la maggioranza tra gli eurodeputati. Mercoledì, 322 eurodeputati hanno sostenuto questa opzione, 290 hanno votato contro e 20 si sono astenuti. “Questo è un passo importante verso una riforma globale della politica di asilo e migrazione dell’UE”, ha commentato il leader del PPE Manfred Weber, promotore dell’emendamento. Per il francese François-Xavier Bellamy (LR) è un “momento politico decisivo”. Un dato significativo, chiarisce Le Figaro, è che un terzo dei liberali di Renew – compresi i membri della famiglia del politico olandese Mark Rutte – ha dato il proprio sostegno al PPE. Anche tra i socialdemocratici, una manciata di membri eletti ha superato la linea del partito. Il voto di mercoledì potrebbe essere interpretato come un cambiamento di paradigma nel Parlamento di Strasburgo. Certo, il voto – che poi è stato spazzato via in una votazione più ampia – non era su un testo sulla migrazione, ma sul bilancio dell’UE 2024. Inoltre, la formulazione scelta dal PPE era molto ambigua, perché non veniva usata la parola “muro”. Ma era proprio di queste barriere fisiche che si discuteva. Dunque, si tratta di una bocciatura a metà: l’emendamento specifico sui muri è passato, ma non il testo al cui interno era stata inserita la proposta, ossia la risoluzione sulle priorità per il bilancio comunitario del 2024.