Stefano Patuanelli non ci sta e dopo gli screzi/scontri tra CdM e Parlamento su Manovra, nomine Rai e decreto Green Pass, “tuona” prima durante un vertice con i gruppi parlamentari M5s e poi dalle colonne del “Corriere della Sera”.
«Questa legislatura deve arrivare alla scadenza naturale, per diverse ragioni che vanno dalla messa a terra del Pnrr al contrasto alla pandemia. Ciò detto, questo obiettivo non si raggiunge se le forze politiche singolarmente o a sottoinsiemi (Lega, FI e Iv per fare esempi) antepongono interessi egoistici a quelli collettivi. In questi giorni è successo questo, con scambi di cortesie tra Iv e il centrodestra, con il coinvolgimento anche del Pd. Così non si va da nessuna parte»: è durissimo il solitamente “tenue” Ministro delle Politiche Agricole, prendendosela in primis con Salvini e Renzi ma in seconda battuta pure con il Partito Democratico (e dunque, seppur non diretto, anche su chi prosegue nell’alleanza a doppio nodo con i Dem, chiamasi dunque Giuseppe Conte). «Delusi dal Pd? Non si tratta di delusione, si tratta solo di capire come vogliamo arrivare alle prossime Politiche. Se vogliamo ragionare come coalizione lo si fa sempre e con chiarezza, senza nostalgie per il passato. Ci si supporta in Aula tra gruppi, nel governo e nell’atteggiamento generale», contesta Patuanelli.
LO SCONTRO M5S-GOVERNO: PARLA PATUANELLI
In realtà secondo i retroscena rivelati ieri dall’Adnkronos con Antonio Atte e Ileana Sciarra, la delusione e rabbia di una trentina di parlamentari M5s è fortissima e Patuanelli con D’Incà ha provato nelle scorse ore a raccogliere le richieste/proposte: Rai, doppio “scivolone” del Governo in Aula sul decreto capienze, relatore sulla Manovra (Pd propone il Dem Vasco Errani, 5Stelle propongono tre nomi uno per Cdx, l’altro per M5s, terzo per Csx), c’è di tutto nel calderone delle incomprensioni/polemiche tra grillini e Governo. Ancora Patuanelli al “CorSera”: «Io capisco che Iv ha influenza su molti eletti del Pd, ma è davvero miope non capire che Renzi userà l’occasione del governo Draghi, l’ultima che ha, per spostare l’asse progressista su posizioni sempre più vicine al centrodestra. Il referendum per abolire il reddito di cittadinanza è solo un assaggio. Non è un problema del M5S, ma di dare al Paese una proposta politica nuova, concreta e coerente: l’abbiamo vista tutti la percentuale di astensionismo dell’ultima tornata elettorale. Serve maggiore chiarezza da parte di tutti». In merito al ruolo complesso che Giuseppe Conte incarna da nuovo presidente del M5S, il Ministro dell’Agricoltura si limita a commentare, «a lui spettano molte scelte. Ciononostante in questa fase tutte le decisioni passano dal coinvolgimento dei capigruppo e delle Commissioni competenti. Anche in questo frangente è stato così. Sento a volte parlare di stop ai caminetti e di maggiore collegialità, dimenticando che finalmente abbiamo uno statuto con una organizzazione collegiale che prima non c’era. L’epoca dei caminetti era quella di prima». Parole che sanno di “monito” specie a poche settimane dal Quirinale da rinnovare: se poi siano da prodromo alla “profezia” lanciata oggi da Renzi alla chiusura della Leopolda («temo che si tornerà a votare nel 2022») ancora non è dato saperlo, di certo le acque interne al M5s e alla maggioranza sono tutt’altro che tranquille.