PATUANELLI “SPACCA” IL M5S SUL FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI
Un colloquio mercoledì scorso con Francesco Verderami, a margine di un’ospitata nei talk Mediaset, ha portato lo scompiglio all’interno del M5s: la tesi del capogruppo al Senato ed ex Ministro, Stefano Patuanelli, sul possibile ripristino del finanziamento pubblico ai partiti ha “spaccato” un Movimento già in subbuglio per i sondaggi che non decollano, i risultati elettorali che stentano e divisione interna su diversi fronti (salario minimo, guerra Ucraina, alleanza col Pd, etc.).
E così la “mossa” di Patuanelli che apre al finanziamento verso i partiti sembra sconfessare ormai definitivamente la linea “movimentista” delle origini, tramutano – denunciano i detrattori – il M5s in un vero e proprio partito, l’esatto contrario di quanto della “narrazione” di Grillo, Casaleggio e oggi di Giuseppe Conte. «Finanziamento pubblico? È necessario reintrodurlo», racconta Patuanelli al retroscenista del “Corriere”. La tesi è ben dipanata ma crea comunque uno sconquasso nei vertici 5Stelle: «I cittadini devono sapere quale nodo da sciogliere sta dietro il finanziamento: bisogna garantire alle forze politiche l’esercizio delle loro funzioni democratiche. La mole di risorse pubbliche fu tale da tutelare anche chi non ne aveva diritto. Da lì nacquero casi di arricchimento personale». Ma il tema posto è chiaro: non bisogna confondere i «costi della politica» da quelli della «democrazia» e soprattutto per Patuanelli non sarebbe scandaloso trovare una formula per sostenere economicamente i partiti senza per questo causare un “pandemonio populista”.
CONTE STRONCA PATUANELLI: “M5S CONTRARIO AI SOLDI AI PARTITI”
E invece apriti cielo, le parole del capogruppo M5s al Senato – tra l’altro tra i più esposti nella necessità di un’alleanza con il Pd di Schlein – creano caos all’interno del Movimento tanto da far intervenire oggi il leader Giuseppe Conte con una nota affidata allo stesso “Corriere della Sera” (con aggiunta di post social): «Lo dico senza girarci intorno: la posizione del M5s è sempre stata e resta contraria al finanziamento pubblico dei partiti. L’ho sentito e mi ha spiegato che il suo è un discorso generale e astratto sui partiti e sulla democrazia. Mi ha chiarito, però, che non firmerebbe mai nell’Italia attuale e con la politica attuale una legge per il finanziamento pubblico dei partiti».
Sebbene Patuanelli abbia parlato di sua “opinione personale” resta la spaccatura importante con i gruppi parlamentari che si sono divisi sulle parole del capogruppo ed ex Ministro: dopo lo streaming, le “parlamentarie”, il “mandato zero” e un leader al posto di un Direttorio, la base M5s potrebbe in futuro veder “cedere” anche sul tema del finanziamento pubblico. Patuanelli nel frattempo ha dovuto smentire (in parte) se stesso sottolineando come «Il ragionamento che ho fatto a microfoni spenti prendeva a riferimento un mondo ideale. Oggi non sarei disponibile a firmare una legge per la reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti in questo Paese, perché anche la reazione al mio ragionamento dimostra che questa classe dirigente politica non è pronta». Intervistato dal “Fatto Quotidiano” per “rimediare” alle parole col “Corriere”, è ancora l’ex Ministro dell’Agricoltura a spiegarsi «La mia uscita è stata del tutto accidentale, casuale, ma convinta anche se all’apparenza contraddice la nostra linea storica», rileva Patuanelli che poi conclude «Guardo al modello europeo, dove i partiti sono finanziati ma l’amministrazione del Parlamento europeo mette i controllori che sono terzi e non fanno sconti a nessuno, per cui tutti si regolano. Diversamente da come accade in Italia specie se è tutto un autofinanziamento o un finanziamento privato. Quante vicende ci hanno mostrato le falle di questo sistema, tra lobbisti, politici al soldo di imprenditori interessati, decisori pubblici in odor di conflitto di interesse? Possiamo almeno dire che questo sistema alimenta la prassi o almeno il sospetto che la politica senza soldi pubblici lavori per arraffarne altrove?».