L’economista e docente di economia dell’Università di New York, Paul Krugman, ha recentemente parlato delle IA, ovvero le Intelligenze Artificiali, con il chiaro intento di frenare l’entusiasmo delle persone per questa nuova tecnologia. Il premio Nobel sul New York Times si è lanciato in una previsione sul futuro, sostenendo che la nuova tecnologia “sarà davvero una grande cosa”, ma ci sarebbe un grosso ed evidente ma.



“Una cosa che dovremmo aver imparato”, spiega Krugman, “dalla storia dell’informatica è che le cose che sembrano eccezionalmente affascinanti non devono necessariamente essere particolarmente utili, e viceversa”. In particolare, secondo lui, il rischio è che nelle Intelligenze Artificiali, per ora vendute come rivoluzione del ventunesimo secolo, la gente ci veda qualcosa di irreale, come fu per interne che “è stato una delusione economica”. Paul Krugman è certo che per vedere gli esiti dell’arrivo delle IA “ci vorrà più tempo di quanto molti si aspettano” perché “viviamo ancora in un mondo materiale” in cui la maggior parte dei consumi sono di prodotti reali, o servizi di persona.



Paul Krugman sul “fallimento” di internet

Paul Krugman nel suo intervento ricorda anche di aver detto, in passato, che internet dal 2005 avrebbe dimostrato di non aver avuto “un impatto sull’economia superiore a quello del fax“. Una circostanza che la realtà ha dimostrato, spiega, perché alcuni studi hanno appurato come l’impatto si internet sull’economia sia stato, tra gli anni ’90 e 2000, “relativamente modesto e di breve durata”. Certo, l’impatto c’è stato e non è sindacabile, ma è anche vero che è stato compensato “da fattori negativi”.



Complessivamente, insomma, Paul Krugman sostiene di non voler assolutamente affermare che internet sia stato inutile, né che non abbia avuto impatto sull’economia. Tuttavia, “i suoi benefici non sono stati così notevoli rispetto a quelli di tecnologie precedenti e meno affascinanti“. Ricorda, per esempio, l’arrivo della lavatrice nella casa delle persone, che nel 1920 era appannaggio dei ricchi (solo una famiglia su cinque in America ne aveva una), mentre dal 1970 non c’era casa in cui non ci fosse. “Questo non ha fatto una grande differenza?”, si chiede Paul Krugman, “siamo sicuri che abbia inciso meno di un accesso diffuso alla banda larga?”.