Quando la Apple (e i Beatles) andarono in tilt. Come si spiega infatti che l’album Let it be il cui materiale era stato registrato prima di Abbey road sia uscito dopo (rispettivamente l’8 maggio 1970 e il 26 settembre 1969)? Si spiega con il fatto che i Fab4 erano di fatto già finiti, si erano sciolti ma nessuno lo sapeva. Fa luce su questo “dramma” (all’epoca lo fu veramente, era la fine simbolica degli anni 60, dominati commercialmente e culturalmente dai Beatles, il decennio simbolo di “pace & amore”) Paul McCartney in una intervista per la Bbc che andrà in onda il prossimo 23 ottobre anticipata ieri dal quotidiano inglese The Guardian.
Per decenni infatti Paul McCartney fu accusato di essere stato “il cattivo” per colpa del quale il quartetto si era sciolto, cosa che lui oggi nega raccontando come andarono veramente le cose, anche se in realtà già si era capito.
Basta infatti vedere chi fu il primo a pubblicare un proprio disco solista, anche se l’uscita venne giustificata come “musica sperimentale”. Fu John Lennon il primo che realizzò ben tre dischi con la moglie Yoko Ono, il primo dei quali, Two virgins (quello con la conosciutissima copertina dove i due appaiono completamente nudi, anche se di spalle) nel 1968. Nel dicembre 1969 poi Lennon, seppur a nome di Plastic Ono Band, pubblica un disco contenente una concerto tenutosi a Toronto senza i suoi vecchi compagni, ma con nuovi musicisti. Ma anche George Harrison non era stato con le mani in mano: nel 1968 aveva pubblicato Wonderwall music, una colonna sonora, seguito dal disco di musica elettronica appunto intitolato Electronic sound meno di un anno dopo.
I Beatles stavano andando in pezzi ma non si poteva dire. “Non ho istigato io lo scioglimento. È stato il nostro Johnny […]. Un giorno arrivò e disse, lascio i Beatles. Il punto è che lui si stava facendo una nuova vita con Yoko. John ha sempre voluto liberarsi dalle restrizioni e dai legami sociali perché era stato cresciuto da sua zia Mimi, che era piuttosto repressiva […] Quella era la mia band, il mio lavoro, la mia vita. Volevo continuare, non volevo fare il solista; facevamo ancora musica piuttosto buona, Abbey Road e Let It Be non erano male. Avremmo potuto continuare ancora un po’ più a lungo” dice. Con due dischi dei Beatles ancora in uscita, però, il manager Allen Klein consigliò che la decisione di Lennon di lasciare il gruppo fosse tenuta segreta. Paul McCartney però non ci stette. Aveva registrato anche lui il suo primo disco solista e voleva che uscisse prima di Let it be, una mossa commercialmente disastrosa per entrambi. Ma non ci fu niente da fare: il 10 aprile 1970 rilasciò un comunicato stampa, una finta intervista, in cui diceva che non aveva più niente a che fare con gli altri tre e che questo era l’inizio della sua carriera solista. I giornali inglesi ci andarono a nozze intitolando a quattro colonne il giorno dopo: “Paul lascia i Beatles”. Ricordando l’atmosfera sgradevole dell’epoca e l’influenza “losca” di Klein, Paul McCartney dice: “In quel periodo stavamo avendo piccoli incontri ed era orribile. Era l’opposto di quello che eravamo. Eravamo musicisti che non incontravano persone”. La scissione è diventata inevitabile, dice, perché John “voleva andare in una borsa e stare a letto per una settimana ad Amsterdam per la pace. E su questo non potevi discutere”. Per tutti questi anni McCartney è stato considerato l’egoista che ha messo fine ai Beatles. Ma era comunque inevitabile: “Non eravamo più dei ragazzi, era come quando ti sposi e vai per la tua strada”. Peccato che la morte di Lennon solo dieci anni dopo abbiamo messo fine alla possibilità di una clamorosa reunion. Ci sarebbe mai stata?