Paul Rusesabagina, l’ex albergatore 67enne che salvò oltre 1.200 vite durante il genocidio in Ruanda nel 1994, è stato giudicato colpevole di accuse di terrorismo da parte dell’Alta Corte di Kigali. L’uomo, che ha ispirato il celebre film “Hotel Rwanda”, di Terry George con l’attore Don Cheadle nei panni del protagonista, era stato rapito mentre si trovava in visita a Dubai e qualche giorno dopo era ricomparso in manette in Ruanda dove era stato accusato di aver sostenuto il braccio armato della sua piattaforma politica dell’opposizione. Rusesabagina si è difeso dalle accuse mossegli, ma da un anno è rinchiuso nel carcere della capitale ruandese.



Stando a quanto riferito dai media internazionali, che citano la sentenza della giudice Beatrice Mukamurenzi, Paul Rusesabagina avrebbe “fondato un’organizzazione terroristica che ha attaccato il Ruanda, ha contribuito finanziariamente alle attività terroristiche”. Il riferimento è al Fronte di liberazione nazionale (FLN), un gruppo ribelle accusato di attacchi terroristici che nel 2018 e nel 2019 che hanno ucciso nove persone che sarebbe il braccio armato del MRCD, il Movimento ruandese per il cambiamento democratico di cui Rusesabagina risulta essere uno dei fondatori.



Paul Rusesabagina: chiesto l’ergastolo per l’eroe di “Hotel Rwanda”

Paul Rusesabagina si trova in carcere a Kigali, capitale del Ruanda, da ormai un anno. Da parte della famiglia e degli avvocati, che non si sono presentati in Tribunale per il verdetto odierno, è arrivato l’allarme per le condizioni di salute del 67enne. Stando a quanto riferito dai familiari più vicini infatti Rusesabagina avrebbe subito violenze e sarebbe stato torturato più volte. Tutto ciò, si legge nelle testate locali, perché l’uomo si è sempre mostrato contrario al governo di Paul Kagame, definito diverse volte come dittatore.



I pubblici ministeri ruandesi hanno chiesto l’ergastolo per Rusesabagina. Insignito nel 2005 della Presidential Medal of Freedom da George W. Bush, per l’uomo sono scesi in campo anche Stati Uniti e parlamento Europeo che hanno espresso preoccupazione per il suo trasferimento in Ruanda e l’equità del processo.